E’ senza braccia dalla nascita: una malformazione che Argentina Romanelli di Torre Orsaia ha contrattato a causa del “Contergan” che la madre ha assunto durante la gravidanza. Il “Contergan” è un farmaco che veniva usato dalle donne incinte contro il vomito ma che conteneva, tra i suoi principi attivi, il talidomide. Si tratta di una sostanza che, come è stato dimostrato , causa danni al feto, e in particolare contrasta la formazione di arti superiori ed inferiori. Ecco perchè nel 1962 lo Stato Italiano ritirò il pericoloso farmaco dal mercato riconoscendo un indennizzo alle vittime del talidomide, ma solo per quelle nate tra il 1959 e il 1965. Il medicinale tossico aveva una scadenza di 36 mesi e per questa ragione l’anno finale per l’assegnazione dell’indennizzo a carattere vitalizio fu fissato all’anno 1965. Intanto però il Contergan ha continuato a circolare, tant’è che la mamma di Argentina(Tina per parenti e amici), lo ha assunto in gravidanza nel 1969, mettendo al mondo una figlia senza braccia e che, nonostante affetta da sindrome da Talidomide, non può beneficiare del risarcimento. La famiglia Romanelli ha dunque dichiarato guerra al Ministero della Salute ritenendo la legge anticostituzionale perché contraria al principio di tutela della salute e della solidarietà. Ma nel maggio scorso il tribunale di Vallo della Lucania respinse il ricorso dei Romanelli, ricordando loro che la legge consente di chiedere il risarcimento ai sanitari che hanno prescritto il farmaco. Nel caso di Argentina però questo non è possibile perché la madre ha acquistato il Contergan in farmacia, senza alcuna ricetta ed autonomamente. “ Il problema – spiega il padre di Argentina- è che nel 1969 il farmaco era ancora in circolazione. Quindi la legge sul risarimento per le vittime di Talidomide è discriminante”. “Presenteremo immediatamente ricorso in appello”, afferma l’avvocato Ermano Zancla di Palermo. “ Il giudice di vallo della luvcania – tiene a precisare – non solo ci ha negato una consulenza medcico-legale ma a mio parere non ha neppure esaminato quale fosse l’oggetto della causa “.
Antonietta Nicodemo