Odisseo tracotante, Odisseo uomo in grado di accettare il suo destino. E’ su questo dilemma che è stato chiamato a decidere il pubblico numeroso che ha preso parte ad una nuova edizione de “I processi della storia” , iniziativa voluta dall’Associazione Identità mediterranee e svoltasi quest’anno a Sapri. Ancora una volta a contendersi il favore della giuria personalità di spicco , il genetista e filosofo Edoardo Boncinelli nei panni del pubblico ministero e il penalista Franco Maldonato in quelli del difensore dell’eroe di Itaca, mentre la Corte era costituita dai Giudici Costituzionali Giuseppe Tesauro e Giancarlo Coraggio e dal Consigliere di Giustizia del Presidente della Repubblica Ernesto Lupo. Il processo si è aperto con una parte teatrale interpretata dalla compagnia Nisivoccia coadiuvata dagli studenti del Liceo Classico Parmenide di Vallo della Lucania e da 5 ragazzi del Liceo Classico di Sapri. Si è partiti con l’annuncio di Apollo, ad Atena, dea protettrice di Odisseo, del processo che si stava inscenando a Sapri sull’eroe greco, un pretesto per poter presentare la pubblico il capo d’imputazione. Odisseo è stato sottoposto a giudizio con l’accusa di aver peccato di Hybris, massimo disonore per i Greci, ossia di tracotanza verso gli dei e gli uomini. A prendere la parola è stato dapprima il dott. Boncinelli che in maniera fluida ha fondato l’accusa su tre fatti compiuti da Odisseo, l’atto sacrilego del furto del Palladio, che avrebbe determinato la caduta di Troia, l’invenzione terribile per gli uomini del cavallo come artifizio per vincere la guerra, e l’arroganza mostrata nella celebre risposta data a Polifemo. A confutare le sue tesi è poi intervenuto l’avvocato Maldonato che ha portato in difesa di Odisseo numerose evidenze letterarie di epoche e nazioni diverse, rigettando come un’invenzione di Virgilio, autore dell’Eneide, l’episodio del furto del Palladio non raccontato nei celebri poemi greci e definendo l’espediente del cavallo un normale artifizio dell’qarte della guerra, chiamando a sostegno di ciò la legittimità dell’inganno teorizzata da Machiavelli e i trucchi di guerra di Annibale. Le sue tesi volte a dimostrare che Odisseo fu tutto ma non tracotante, perché accettò di sottomettersi al proprio destino, rifiutando anche l’eterna giovinezza promessagli, a quanto pare sono riuscite a convincere la giuria saprese che con 350 voti a favore e 150 contro ha deciso di assolvere l’eroe di Omero. Una bella pagina del passsato raccontata e vissuta secondo più punti di vista. Domenica a San Giovanni a Piro un nuovo processo verrà messo in scena , questa volta al cognato di Napoleone, Gioacchino Murat.
Daria Scarpitta