Era il 5 settembre quando Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, veniva trucidato a colpi di pistola mentre stava facendo rientro a casa. A tre anni da quel terribile giorno ancora non si sa chi lo ha ucciso, chi, probabilmente, ha ordinato la sua morte e perché. Movente, mandante ed esecutore dell’omicidio di Angelo Vassallo sono ancora avvolti nel più fitto mistero. A distanza di tre lunghi, dolori anni, solo ipotesi. Niente di certo. Le linee d’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Salerno restano immutate. Le stesse ipotizzate subito dopo l’assassinio: dal traffico di droga alla cementificazione di un’area tra le più belle d’Italia, fino agli interessi della camorra, messi a rischio dall’azione di legalità di Vassallo. Ma l’esatta verità manca, la si attende dal 5 settembre 2010. L’attende il Cilento, l’attende il Paese, ma soprattutto l’attendono i familiari, per lenire, in parte, quel dolore che da tre anni li tiene prigionieri di una ingiustizia. Una ingiustizia che pesa troppo. “ Tre anni dopo la sua morte, ha detto il fratello del sindaco pescatore, Dario, Angelo Vassallo è ancora un nome che divide la politica nel suo Cilento. Il ricordo diventa vuota ritualità, ha evidenziato, se non si spinge a qual cambiamento delle coscienze e della vita pubblica per il quale Angelo si è battuto”. Poi la precisazione sulla volontà di non partecipare alle manifestazioni organizzate per oggi ad Acciaroli: “Il Paese convive con il suo ricordo, ma non sempre dimostra di averne compreso il messaggio. Le manifestazioni, invece, nient’altro sono se non passerelle dal sapore preelettorale localistico”.
Roberta Cosentino