Avvocati sul tetto del tribunale, toghe buttate al vento, politici in autosospensione dai partiti di appartenenza, associazioni e ordini professionali in strada, tutti uniti per contrastare, prima con le parole, ora con la forza, l’accorpamento del Palazzo di giustizia di Sala Consilina a quello di Lagonegro. Sono queste le istantanee che raccontano degli ultimi atti per salvare il presidio giudiziario di Via Tressanti. Battaglie che purtroppo sembrano destinate a non sortire alcun effetto. Da Roma la data di fine è stata scritta e ribadita, in ultimo, l’altro ieri al termine della riunione di Governo. Sala Consilina non rientra nel piano di salvataggio che ha, invece, interessato, altre 8 realtà. Un affronto per il Vallo di Diano, un colpo a bruciapelo “che, dicono, non possiamo accettare, non siamo diversi da altri, se non per l’efficienza che ci ha sempre contraddistinto”. La tensione, perciò si respira nell’aria, e venerdì, nel tardo pomeriggio, dopo la proclamazione dello stato di agitazione ad oltranza con gli incatenamenti all’ingresso del tribunale, alcuni rappresentanti dell’ordine forense, dopo aver scavalcato una finestra, hanno raggiunto il tetto dell’edificio. Da lassù hanno buttato via le toghe in segno di protesta. Ci sono volute diverse ore di dialogo con le forze dell’ordine per ritornare giù, ma i professionisti hanno annunciato: “Concediamo 48 ore di tempo al ministro della Giustizia perché riveda le decisioni sull’accorpamento. Se non arriveranno novità, lunedì ritorneremo qua”. Una forma di protesta, quella degli avvocati, affiancata, in contemporanea, dall’occupazione della strada Statale che scorre sotto il Tribunale, da parte dei rappresentanti dei comitati, ma la circolazione in poche ore è ritornata alla normalità. Sabato mattina, invece, è stata la volta degli amministratori del territorio. Prima il sindaco di Sala Consilina, Gaetano Ferrari, poi il presidente della comunità montana del Vallo di Diano, Raffaele Accetta, poi ancora altri, si sono autosospesi dal partito di appartenenza, il PD. “Ci sentiamo abbandonati – hanno dichiarato– dai vertici del nostro partito. Nessuno ci ascolta”.
Roberta Cosentino