Torna libero l’armatore di Scario Nicola Di Mauro, difeso dall’avvocato Franco Maldonato. Il Tribunale del Riesame ha deciso per la piena libertà ed è l’unico tra quelli in carcere nell’ambito dell’inchiesta Moliere ad aver ottenuto la completa scarcerazione. Per l’armatore di Casal Velino Morinelli, la sua convivente Martina Cannas, difesi dagli avvocati Angelo Segreto e Luigi Cafaro, e per il medico di Montecorice Francesco Russo, difeso dal solo Cafaro, la misura in carcere è stata sostituita con i domiciliari. Resta ai domiciliari anche l’armatore di Policastro Bussentino Rocco Mega, difeso da Palazzo e Maldonato. Per lui si tratta di una conferma del provvedimento adottato dal gip di Vallo della Lucania Elisabetta Garzo che aveva già attenuato la misura cautelare in carcere. I dispositivi del Riesame sono arrivati alla spicciolata tra ieri pomeriggio e stamane. Agli imputati non ancora liberi non resta dunque che fare appello in Cassazione qualora la loro difesa troverà dei punti di appiglio leggendo le motivazioni della sentenza che saranno disponibili solo nelle prossime ore. Intanto anche per uno dei medici del napoletano coinvolti nell’inchiesta, il dottor Perasole, difeso dall’avvocato Di vietri e fino ad ora messo ai domiciliari è arrivata la remissione in libertà. Revocato invece per l’obbligo di firma per i 45 indagati sottoposti a tale misura. Si tratta per lo più di marittimi per cui non è stata riconosciuta la pericolosità sociale e dunque mancando le esigenze cautelari si è deciso di liberarli. Per alcuni di loro, inoltre, la posizione è stata notevolmente alleggerita. E’ il caso, ad esempio di 5 degli 8 marittimi assistiti dall’avvocato Ferdinando Palazzo per cui è stato ritenuto insussistente il reato di associazione a delinquere, deciso passo avanti per arrivare ad una positiva conclusione della vicenda. Per l’avvio del processo vero e proprio bisognerà attendere che vengano concluse le indagini ancora in corso. E visto il numero degli indagati, le cui posizioni vanno vagliate una ad una, non si esclude che possano volerci anche degli anni prima che arrivi l’avviso di conclusione indagini. Questo rende ancora più intenso il lavoro dei legali della difesa per la scarcerazione dei propri assistiti, ricorrendo eventualmente anche in Cassazione, per evitare che restino agli arresti per circa un anno e mezzo, termine massimo per la carcerazione preventiva.
Daria Scarpitta