A sette giorni dal tragico incidente di caccia Torre Orsaia può riabbracciare per l’ultimo saluto Josè Antonio D’Adamo. Intanto va avanti l’invhiesta giudiziaria. L’esame autoptico ha confermato l’ipotesi avanzata appena dopo l’esame esterno. Il cacciatore è deceduto in seguito ad un colpo da arma da fuoco sparato a circa 10-15 metri di distanza. Una fucilata che ha provocato lo sfondamento dell’emitorace, lesioni al fegato e al polmone. Un’esplosione che ha trafitto per sempre la vita di Josè che lascia due figli ancora minorenni. Distrutti dal dolore gli altri otto cacciatori che componevano la squadra. In particolare il piccolo imprenditore edile di Scario che ai carabinieri della locale stazione ha confessato di essere stato lui a far partire, per errore , la pallottola. La sua intenzione, secondo quanto avrebbe dichiarato, era quella di uccidere il cinghiale che precedentemente era stato ferito da un altro componente della squadra. Alla fine l’animale è deceduto in seguito a quel primo colpo e lungo la traiettoria in cui si trovava Josè. Difatti entrambi i cadaveri sono stati rivenuti a poca distanza l’uno dall’altro. Intanto la Forestale ha accertato che nell’area in cui si è consumata la tragedia è vietata la caccia. Questa mattina il Maresciallo Nucera chiederà conferma agli uffici comunali preposti. La posizione degli otto indagati inizia a complicarsi. Il rischio è che a finire sotto processo, anche se per capi d’imputazione diversi, sarà l’intera squadra e non solo il cacciatore reo confesso. Dai primi accertamenti, sembrerebbe che oltre a scegliere una zona vietata alle doppiette, il gruppo avrebbe infranto molte delle regole previste per la battuta al cinghiale. Intanto è stato sottoposto ad un delicato Antonio Speranza. Il raccoglitore di funghi che nello stesso giorno in cui è stato ucciso Josè è stato ferito ad una gamba da un cacciatore di un’altra squadra che si trovava in un altro bosco di Torre Orsaia. L’equipe del dottore Molinaro, primario dell’ Ortopedia dell’ospedale di Sapri, ha provveduto a recuperare i tre proiettili finiti nella caviglia destra dopo che erano fuoriusciti dalla gamba sinistra, che avevano attraversato per intero lesionando le ossa.
Antonietta Nicodemo