Continuerà ad indossare la tonaca e a dare la comunione. Don Carlo, il sacerdote di Lagonegro accusato un anno fa di pedofilia, è stato privato dalla Chiesa di qualsiasi ufficio ecclesiastico e della facoltà di confessare minori, ma resta prete: potrà celebrare l’eucaristia quotidiana, senza alcuna solennità, e offrire l’assistenza spirituale solo nei luoghi di dolore e di sofferenza, per espiare la sua colpa ma specialmente per pregare e meditare sull’umana sofferenza e sulla fragilità morale. E’ stata questa la pena che la diocesi di Tursi- Lagonegro ha ritenuto appropriata per punire il “grave delitto”, quello degli abusi sessuali in età minorile, commesso da Don Carlo. La sentenza, con tanto di sigillo con i simboli della chiesa cattolica è stata firmata dal vicario giudiziale Monsignor Francesco Sirufo, il quale, nella comunicazione alla parte offesa, chiedendo umilmente perdono a nome suo e del prete, per il male psicologico arrecato alle vittime, si è dichiarato completamente disponibile per l’accompagnamento spirituale ed ecclesiale dei fedeli laici coinvolti. Il documento risale al 4 ottobre 2013, ma è stato notificato al denunciante solo qualche giorno fa. Ad esaminare il caso sono stati i sacerdoti che compongono la Congregazione per la dottrina della fede. “Pur ritenendo prescritto il reato – scrive Don Sirufo- la Congregazione ha concesso la deroga e chiesto all’ordinario del posto di comminare la pena opportuna”. C’è chi, però trova la sentenza inadeguata e per iscritto sul Web esprime la sua opinione: “proteggi i tuoi figli dalla chiesa che protegge i preti pedofili”.
Caterina Guzzo