Un ritorno alle origini per non perdere il grande patrimonio naturale del Cilento e continuare a rimanere in senso effettivo patria della dieta mediterranea e del buon vivere. Si può riassumere così il progetto della rete dei seedsavers sposato dal Parco Nazionale Cilento,Vallo di Diano e Alburni e presentato sabato scorso presso il Centro Studi e Ricerche sulla Biodiversità a Vallo della Lucania. Chi sono i seed savers. Sono i salvatori di semi, i coltivatori custodi, come li ha definiti il professore Nicola di Novella, che da sempre studioso delle piante e dei semi autoctoni del Cilento, ha dato il via al progetto, ora riconosciuto dal Parco che allestirà presso l’ex Casino Montisani la Banca dei semi . Si tratta insomma, per il momento di 18 piccoli agricoltori, per il momento per lo più dell’area di Sassano e Monte San Giacomo, che hanno iniziato, seguiti dal prof. Di Novella a coltivare nei loro orti, ora diventati campi collezione, gli antichi semi del Cilento, quelle varietà di colture che fanno parte della tradizione contadina locale e che rischiavano di andare perdute. Il progetto dunque mira a co tinuare la ricerca del prof. Di Novella pere individuare e censire l’antico germoplasma autoctono, coltivato e selvatico, fondamento della dieta mediterranea e di tutelarlo e promuoverlo. Perché in fondo la vera alimentazione mediterranea, quella che facevano i nostri nonni, rischia di scomparire, visto che magari i principi si seguono pure, ma i prodotti si acquistano nei grandi market o da altre zone dell’Italia. Il progetto dunque che fa cultura con le colture, ha una doppia valenza. Recuperare, conservare i semi autoctoni, la genuinità e la biodiversità caratteristica del Cilento, e al tempo stesso ridare fondamento e vigore all’alimentazione mediterranea , nel suo vero senso, quella che ha reso questo territorio sinonimo di lunga vita. E che da questo ne possa derivare nuova economia poi è un tutt’uno. Di qui l’invito del Prof. Di Novella a far crescere il numero di coltivatori custodi.
Daria Scarpitta