I militari della Tenenza di Sapri, sotto la direzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lagonegro (PZ), nell’ambito dell’operazione “Olio Invisibile”, hanno portato a termine una complessa ed articolata operazione che ha permesso di scoprire una truffa ai danni dello Stato di mezzo milione di euro.
L’indagine, coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica dott. Michele SESSA, ha portato alla scoperta di una truffa perpetrata dal titolare di un’azienda agricola nel territorio del Comune di Vibonati.
L’ingente truffa è stata ai danni dello Stato, a carico dei fondi previsti dal Patto Territoriale Tematico denominato “ANTICHE TERRE DEL BUSSENTO”, approvato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e caratterizzato da obiettivi di promozione dello sviluppo imprenditoriale ed occupazionale del territorio locale.
L’imprenditore, mediante false dichiarazioni sostitutive di atti di notorietà e mediante false relazioni tecniche asseverate da un tecnico operante nell’area del basso Cilento, ha ottenuto dalla Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. di Roma, nell’ambito del citato Patto Territoriale, contributi “a fondo perduto” per circa mezzo milione di Euro.
L’attività investigativa è stata incentrata, in primis, sulla verifica dell’effettiva realizzazione del frantoio oleario e, in secondo luogo, sulla ricostruzione della destinazione dei contributi pubblici percepiti dall’indagato.
Le indagini hanno consentito di rilevare che l’impianto, oggetto di agevolazioni, non era stato ultimato e quindi non era mai entrato in funzione.
A carico degli indagati sono stati ipotizzati i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640 bis c.p.), falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico (art. 483 c.p.) e malversazione a danno dello Stato (art. 316 bis c.p.).
In un’ottica di concreta e fattiva azione a tutela degli interessi erariali statali, è stata disposta dalla citata Autorità Giudiziaria l’applicazione della misura cautelare reale del sequestro preventivo “per equivalente”, che ha permesso di sottoporre a sequestro somme di denaro e beni nella disponibilità del reo per un valore di 220.000 Euro e del direttore dei lavori per un valore di 26 mila euro. Sono stati sequestrati, in particolare, somme di denaro e l’opificio sede dell’Azienda agricola al centro delle indagini.