Aveva già scritto a Renzi per il diritto al voto che le era stato negato alle scorse elezioni amministrative ed europee, ora è l’On. Laura Coccia, deputata del Pd, a farsi carico della sua vicenda . Nei giorni scorsi la parlamentare ha inviato una lettera al Ministro dell’Interno Angelino Alfano e per conoscenza al Prefetto di Salerno per protestare circa il trattamento subito da questa docente di Sant’Arsenio, Maria Antonietta Rosa, affetta da cecità parziale come le è stato riconosciuto dalla Commissione Medica dell’Inps, ma impossibilitata a votare alla scorsa tornata perché non le sarebbe stato riconosciuto il diritto al voto assistito sulla propria tessera elettorale dal Comune di Sant’Arsenio. “Ci troviamo – ha scritto l’On Coccia nella missiva al Ministro degli Interni- di fronte ad un incomprensibile abuso che ha impedito ad una cittadina di poter esprimere il proprio voto. Le chiedo di verificare le ragioni che hanno condotto a questo esito sconcertante della vicenda e che non hanno consentito ad una cittadina di esercitare un diritto sancito dalla nostra carta costituzionale.” Sotto accusa dunque finisce il Comune di Sant’Arsenio tanto più visto che in questo paese si è votato anche per le amministrative e di qui il passo a pensare che qualcuno per interesse abbia voltuo impedire il voto alla signora è breve. Ma una tale evenienza viene rigettata dallo stesso Sindaco uscito vittorioso dalle urne. Antonio Coiro non ritiene che si sia trattato di un torto voluto, semmai di una questione burocratica che ha impedito il tutto. “Se la signora- ha detto il primo cittadino- ha delle ragioni, è giusto che le faccia valere” L’ex Sindaco Nicola Pica spiega che la questione si è tutta incentrata sui certificati presentati. La docente voleva che le venisse riconosciuto il voto assistito permanente esibendo il Verbale della Commissione medica, quando invece questo diritto lo poteva ottenere solo recandosi all’Asl e facendosi redarre un certificato medico. “Se la signora voleva davvero esercitare il diritto al voto- ha detto Pica- bastava che si recasse al seggio dove un medico le avrebbe certificato la necessità del voto assistito.” Insomma secondo gli organi comunali sarebbe stata la docente, attraverso il marito, a non voler seguire le procedure previste per il voto assistito, ma a voler insistere perché le venisse riconosciuto il diritto secondo modalità non disciplinate dalla legge. Si aspetta dunque che la pronuncia del Ministro o degli Uffici nazionali competenti chiariscano meglio la vicenda.
Daria Scarpitta