Giù le mani dal Parco del Cilento
Abili manipolatori di candidature ed esperti accreditatori di nomi hanno iniziato la battaglia presidenziale per il Parco del Cilento. Intanto chi è abituato a portare acqua a Samo continua il dibattito sulle potenzialità dell’ente.
È un turbinio di proposte, tutte funzionali ad illustrare interessi settoriali per consentire a chi le formula un momento di notorietà nell’asfittico teatrino della politica locale. Imprenditori che ammiccano alla spesa pubblica parlano di promozione e sviluppo, ambientalisti talebani propongono un’intransigente salvaguardia del territorio, improvvisati docenti moltiplicano ricerche ed interventi dimostrando abilità formale degna di migliore causa. Intanto, negli ultimi anni, il Cilento si è segnalato per il rustico isolamento delle sue arterie stradali, per le continue frane e per il progressivo, grave spopolamento.
La sostanziale apatia di abitanti e ceto dirigente consente il persistere di situazioni assurde, come quella relativa alla sede centrale del parco. Attualmente essa si trova in località Montisani, nome che è tutto un programma nella storia dell’ambiente della valle di Novi, ma che condanna Vallo della Lucania ad una ennesima, forzata perdita.
In realtà, è ben poca cosa se tutte le attenzioni della solerte dell’amministrazione cittadina sono rivolte all’abbellimento della piazza ed alla realizzazione d’ingressi trionfali per conferire maggior lustro e assicurare competitività al paese. Peccato, però, che le vere dinamiche economiche si allontanino sempre più dal centro, una volta sede di un dinamico artigianato e residenza di un ceto medio capace di leadership.
A proposito del parco, si sussurrano i nomi dai quali dovrebbe uscire il redentore capace di riscattare l’ente dal sostanziale oblio nel quale sarebbe precipitato.
Si enumerano personaggi da manuale Cencelli e si è messa in atto una liturgia che, attualmente, per discrezione prevede il rifiuto degli interessati, anche se accreditati come i più credibili successori di Troiano. Un nome, quest’ultimo, che evoca il mito ed anche una situazione epica, raccontata da millenni e che ben rappresenta la situazione attuale del Cilento e del suo parco.
Tutti ricordano Itaca e la sua regina, costretta a sotterfugi per impedire ai Proci di prevaricare. Costoro, intanto, approfittano dell’assenza del re per sfruttare l’isola, ingrassare a spese del tesoro regio, ricattare pretendendo di divenirne i padroni. Rivali in tutto tra di loro, trovano motivo di amalgama soltanto nell’ambizione e nel desiderio spasmodico di governare. Vecchi e giovani di Itaca cercano di tessere le fila, ma inutilmente, per opporre una adeguata alternativa al sopruso; intanto il codazzo di servitori si divide tra i fedeli alla regina e gli opportunisti, pronti a seguire chi s’impossesserà del potere.
Tutti sono in attesa dell’entrata in scena di Ulisse…! Sappiamo come si conclude l’Odissea e ci auguriamo che, per la nomina del presidente del parco, non si arrivi a tanto; ma che si decida una buona volta tenendo conto dei veri interessi e dei desideri dei cilentani sì, anche perché Itaca è stanca. Da sola non riesce più a preservare la specificità di una terra la quale si segnala per la selvaggia bellezza di un ambiente che, malgrado l’uomo che la abita, esercita ancora un’indubbia attrattiva, sollecita riflessioni, evoca una ragione di speranza.