Vive ora in famiglia e non è più una suora Soledad Bazan Verde, la novizia al centro dello scandalo emerso nel 2006 a Vallo della Lucania dove una trentina di bambini denunciò di essere stata vittima delle sue attenzioni morbose. All’indomani della vicenda, Suor Soledad era stata trasferita e protetta presso l’Istituto delle Ancelle di Santa Teresa del Bambin Gesù a Roma. Poi era sopraggiunto il rimpatrio organizzato dallo stesso Stato italiano alla scadenza del suo permesso di soggiorno, nonostante il giudizio fosse ancora in corso. Ora è in Perù, pare proprio nella capitale Lima, dove è tornata dalla sua famiglia e ha deciso di togliersi il velo, per mettere fine ad un capitolo burrascoso e difficile della sua vita. Il processo di secondo grado, sebbene abbia visto allungarsi i tempi, a causa del trasferimento a Lagonegro di uno dei componenti del collegio giudicante, potrebbe ribaltare la sentenza del Tribunale di Vallo della Lucania che la condannò a 8 anni di reclusione . A questo fa pensare la dura requisitoria del Procuratore Generale che criticò le indagini e il processo di primo grado e chiese l’assoluzione oltre che per gli imputati già assolti, anche per Soledad e le altre due suore condannate per favoreggiamento. Comunque andrà a finire Soledad è in Perù a ricominciare una nuova vita . Non è così per le famiglie dei bimbi di Vallo Della Lucania che hanno forse in parte attutito la rabbia dei primi tempi ma non di certo la sofferenza. “Il problema non è che Soledad si sia spogliata- dicono – ma è l’atteggiamento del mondo che le sta intorno. Siamo ancora pazientemente in attesa di una parola che venga dal Pastore della Diocesi di Vallo della Lucania, non a noi, ma ai nostri figli che oggi sono quasi adolescenti e rivivono gli insulti ricevuti quando erano piccolissimi perché ora cominciano a fare esperienze diverse. Noi possiamo dire ai nostri figli di aver fatto il possibile e cerchiamo di rispondere alle loro domande. Che cosa possono dire gli altri ? L’importante è che la società vallese abbia ripreso la sua vita normale e abbia dimenticato tutto. “C’è ancora tanta amrezza nelle parole dei genitori che proseguono “ Noi non smettiamo di credere . Percepiamo la presenza di Dio ma non quella dei suoi pastori che non hanno avuto parole per queste pecorelle. Questo, tuttavia, è un problema delle loro coscienze. Esiste per la coscienza di Monsignor Ciro Miniero, con tutto il rispetto per la sua figura, un problema di questo tipo? E per quella di Monsignor Favale?” Ora il processo riprenderà a febbraio con la conclusione delle parti civili. A marzo la parola passerà alla difesa in due udienze e forse poi si giungerà alla sentenza finale.
Daria Scarpitta