E’ crisi nera, crisi profonda anche nel salernitano. Se ancora ci fossero stati dubbi sono stati tutti dissolti dai dati congiunturali della camera di commercio di Salerno relativi al terzo trimestre 2014 elaborati nell’ambito delle attività dell’osservatorio economico provinciale. L’andamento è segnato dal crollo del manifatturiero che assieme all’artigianato sembrava essere il perno dell’economia salernitana. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso la produzione manifatturiera perde il 3,6%, scendendo anche più di quanto già aveva fatto nel trimestre precedente. Un calo di commesse e produzione per gli imprenditori salernitani del settore che investe con il suo segno negativo, sebbene con qualche differenza tutti i sottoambiti del manifatturiero. Il peggiore andamento c’è nell’industria del legno a -9,6%, seguita da quella dei metalli, il meno peggio nell’industria alimentare che perde solo lo 0,5%. Segno negativo anche nel commercio. “Per quanto riguarda il volume delle vendite al dettaglio- si legge nel rapporto- il terzo trimestre 2014 si chiude con una variazione tendenziale del -7,4% con i prodotti alimentari che riportano una variazione negativa maggiore rispetto a quelli non alimentari. Non fanno meglio gli ipermercati e gli operatori della grande distribuzione che chiudono il periodo giugno-settembre a -4,9%” Insomma i consumi non crescono perché non ci sono grossi margini di guadagno per i cittadini che abbiano o meno un lavoro. Il settore informatico cala del 7,5%,le mense e i bar del 6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le costruzioni, come più volte annunciato anche dal presidente dell’ance Salerno, perdono poù di 5 punti percentuali e la flessione non risparmia alberghi e ristoranti che fanno registrare un meno 2, 4 per cento. Insomma la crisi da cui l’Italia non riesce a dipanarsi a differenza di Paesi come gli Usa che hanno messo in atto politiche positive ben diverse da quelle italiane, finisce per far sentire tutto il suo peso nel salernitano dove l’unico dato positivo è dato dalle esportazioni che chiudono con un più 0,4%, sempre meno però del trimestre precedente, grazie sopratutto alla performance dell’industria del legno.