Nuovo affondo ai servizi di Sala Consilina. Dopo il Tribunale, la cittadina capofila del Diano sta per perdere anche il carcere. Se ne parlava già da tempo ma ora pare che sia imminente , voci non confermate mormorano anche la data del 30 giugno prossimo. Comunque sia la locale casa circondariale dovrà chiudere i battenti seguendo quanto stabilito dal Dap, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che ha definito come criterio per il mantenimento degli istituti carcerari la soglia minima di 51 posti e il carcere di sala Consilina fino ad ora è stato in grado di ospitare al massimo 40 detenuti. Una nuova scure dunque pare che stia per abbattersi sulla cittadina valdianese sempre sotto l’egida della spending review, rafforzata poi dalla chiusura del Tribunale che toglie anche il nesso per il mantenimento della casa circondariale. E la cittadina soffre per la perdita di un altro caposaldo della sua vita, per le conseguenze che la chiusura potrebbe avere non solo per i lavoratori dell’istituto costretti ad essere trasferiti ma anche per quante aziende riforniscono con i loro servizi la struttura e , non ultimo, per la beffa e il mancato riconoscimento a questo piccolo e funzionale carcere delle buone pratiche nel trattamento dei detenuti e dei risultati raggiunti, in un contesto generale di detenzione in Italia molto difficile. L’amministrazione comunale di Sala Consilina questa volta però non vuole farsi trovare impreparata “Non c’è ancora nulla di ufficiale- ha detto il sindaco Cavallone – ma noi stiamo già lavorando ad un adeguamento della struttura affinché rientri nei parametri standard” Insomma archiviata la fiducia nella politica, visti i disastri ottenuti con il Tribunale, pur se non vengono tralasciati i contatti politici per arrivare a far sentire la propria voce fino al Guardasigilli Orlando, l’intenzione dell’amministrazione è quella di effettuare una serie di interventi per far ampliare i posti alla casa circondariale fino alla soglia minima di 51. Il progetto appena redatto verrà presentato al Provveditorato regionale. Il tutto ancora una volta ricorrendo a risorse comunali, senza dunque alcuna spesa aggiuntiva per l’amministrazione nazionale. “Sia chiaro- ci tiene a precisare il primo cittadino- soldi non ce ne sono ma abbiamo una strategia da perseguire” dice e non svela altro. Certo è che però la nuova era che si sta delineando,anche con un certo opportunismo da parte degli enti nazionali, è quella del Comune fai date, dove i Municipi, pur se in grosse ristrettezze, devono mettere la pezza a tutto, pena la perdita di servizi e privilegi. E sala Consilina tra Inps, Inail, Agenzia delle Entrate, Distretto sanitario e ora anche carcere, ne sa qualcosa.
Daria Scarpitta