Una lettera al Ministero della Pubblica Istruzione per proclamare la propria innocenza e chiedere la modifica del Dlgs 81/08, il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro. Così la Dirigente del Polo Liceale “C. Pisacane” di Sapri, Franca Principe, risponde, dopo la condanna in primo grado ad un mese di reclusione, pena sospesa, e al risarcimento dei danni per lesioni colpose e gravi, a seguito della vicenda sorta dalla caduta rovinosa dell’allora liceale Nicolò De Luca di Torre Orsaia, avvenuta nel 2011 dal terrazzo del secondo piano dell’Istituto. La Preside rivendica i valori su cui ha fondato la sua scelta professionale, il lavoro compiuto nei nove anni da Dirigente e mette in luce altre responsabilità, nel raccontare gli attimi in cui la sentenza veniva pronunciata: “…un caleidoscopio di immagini mi ha travolto – scrive al Ministro Fedeli – un lastrico solare inaccessibile e non destinato ad attività se non a quelle di manutenzione, una bidella che sciaguratamente, dopo aver aperto la porta che accede al solaio, omette i suoi doveri di vigilanza, un vivace e brillante studente da qualche giorno diplomato che accompagna un altro studente a sostenere l’esame di maturità …il grave incidente, peraltro in mia assenza, impegnata quale presidente di Commissione in Esame di Stato in altra sede. (..) Lo studente universitario si è presto ripreso – scrive ancora – la bidella è stata dichiarata inidonea al servizio e posta in pensione, non è stata indagata. L’ente proprietario, (la Provincia di Salerno ndr), tenuto alla manutenzione, è stato assolto . Un mese di carcere e un risarcimento di 15 mila euro è la pena per il dirigente. In sei lunghi anni è stata ricercata la verità o un capro espiatorio?”. La Dirigente afferma di essere stata vittima di un errore giudiziario e che ricorrerà in tutti i gradi di giudizio per vedere dimostrata la sua non responsabilità nella vicenda. Dimostra anche rammarico per la frase dell’avvocato Paolo Nesta della famiglia De Luca, riportata dalla nostra emittente, che affermava che “giustizia è stata fatta”. Ma la sua lettera va oltre la personale esperienza e la Principe, forte anche della solidarietà ricevuta da tanti colleghi e dall’Associaizone Nazionale Dirigenti Scolastici, chiede al Ministro che la sua vicenda sia d’esempio. “La responsabilità oggettiva connessa al ruolo non può tout court essere trasformata in colpa, dolo, mancanza personale – scrive ancora – Il Dlgs 81/08 deve essere assolutamente modificato , non è ammissibile che i dirigenti scolastici siedano su una polveriera ardente e paghino per responsabilità di inadempienze di altri enti e/o altri soggetti professionali”.
Daria Scarpitta
Il testo integrale della lettera della Dirigente:
Egr. Sig. Ministro della Pubblica Istruzione, mio nonno, contadino, insignito al valore nelle due guerre e mio padre, operaio, combattente nella seconda Guerra e poi sostenitore della Democrazia del popolo, mi hanno insegnato a guardare negli occhi il mio interlocutore; da loro ho appreso un infinito amore per la vita, il lavoro, il rispetto della legge, la gioia dell’apprendimento. Su questi valori ho fondato la mia scelta professionale: tra mille difficoltà economiche e da studente lavoratore ho portato a compimento i miei studi universitari, per diciotto anni sono stato un docente, da nove sono un dirigente della Scuola pubblica italiana. Qualche giorno fa, in un Tribunale della Repubblica, ho cercato invano di incontrare lo sguardo di un giudice che pronunciava nei miei riguardi una sentenza di condanna, per un “delitto” riguardante la tutela della sicurezza e salute dei lavoratori e degli studenti di un Istituto scolastico. La scuola per la quale da nove anni lavoro, mi è stata affidata in difficili condizioni logistiche; nel corso degli anni ne ho migliorato la struttura, la forma organizzativa, la qualità del servizio, guidando la comunità alla realizzazione della missione costituzionale, interpretando i bisogni di un territorio povero, sostenendo il cambiamento richiesto dalle riforme del sistema di istruzione succedutesi nel tempo. Ho lavorato, non senza avvertire la fatica di 10, 12 ore di lavoro al giorno, senza tregua. Non per denaro, solo per amore della cultura e della ricerca. Mentre la sentenza veniva pronunciata, un caleidoscopio di immagini mi ha travolto: un lastrico solare inaccessibile e non destinato ad attività se non quelle di manutenzione, una bidella che sciaguratamente dopo aver aperto la porta che accede al solaio omette i suoi doveri di vigilanza, un vivace e brillante studente da qualche giorno diplomato che accompagna un altro studente a sostenere l’esame di maturità, studenti festosi ed euforici che inopinatamente accedono al lastrico, il grave incidente, peraltro in mia assenza, impegnata quale presidente di Commissione in Esame di Stato, in altra sede e sostituita dal vicario. Lo studente infortunato si è presto ripreso, studia all’Università e conduce la sua giovanile esistenza come tutti i giovani universitari di buona famiglia di ogni tempo. La bidella è stata dichiarata inidonea al servizio e posta in pensione, non è stata indagata. L’ente proprietario, tenuto alla manutenzione è stato assolto. Un mese di carcere ed un risarcimento di 15.000 euro a titolo di provvisionale provvisoriamente esecutiva è la pena per il dirigente. In sei lunghi anni è stata ricercata la verità o un capro espiatorio? Credo fermamente di essere stata vittima di un errore giudiziario e ricorrerò in tutti i gradi di giudizio, affinché sia dimostrata la mia assoluta non responsabilità rispetto ai capi di imputazione. Ma quella sentenza (interpretata forse superficialmente da alcuni mass media che hanno diffuso la notizia nella mia comunità professionale, ampia e nazionale, scrivendo che “giustizia è stata fatta”) hanno profondamente ferito un rappresentante dei lavoratori. È stata ferita una persona che porta da sola il peso di una responsabilità collettiva di circa 900 studenti, delle loro famiglie, di più di 100 dipendenti, ogni giorno, con regolarità e senza luci di ribalta, nell’ordinario esercizio dei doveri di ufficio. La mia amara esperienza, onorevole Ministro, è un exemplum e Le rivolgo questo appello affinché non resti un’esperienza di frustrante solitudine, presto dimenticata dalla cronaca, bensì una occasione germinativa, di condivisione di impegno civico, per la risoluzione di un problema che non riguarda , come già detto, un singolo dirigente, ma tutti gli 8.000 dirigenti scolastici italiani i quali hanno, frattanto, espresso sui social solidarietà ed indignazione per le ormai insostenibili responsabilità connesse al ruolo. Nella scuola, tutti, studenti, docenti, personale e anche il dirigente, devono sentirsi al sicuro. La responsabilità oggettiva connessa al ruolo non può tout court essere trasformata in colpa, dolo, mancanza personale. Il Dlgs 81/08 deve essere assolutamente modificato, non è ammissibile che i dirigenti scolastici siedano su una polveriera ardente e paghino per responsabilità di inadempienze di altri enti e /o altri soggetti professionali. Il mio appello a Lei, on. Ministro, è a sostenere in trincea gli 8000 dirigenti che, come me, combattono silenziosamente per continuare ad insegnare ai Nostri giovani a guardare negli occhi l’interlocutore, a testa alta verso il loro futuro, nel rispetto delle leggi e dei doveri morali, come mi è stato insegnato dai Padri del nostro Paese. Con stima ed ossequi.
Sapri, 19 maggio 2017
Franca Principe
dirigente scolastico dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Carlo Pisacane” di Sapri.