Una lettera alla magistratura per chiedere un’azione, un movimento, una presa di posizione sul caso del cilentano Massimiliano Malzone morto nel 2015 dopo un Tso all’ospedale di Sant’Arsenio. E’ quanto ha scritto il legale della famiglia della vittima, l’avvocato Michele Capano tesoriere di Radicali Italiani, a due anni esatti dalla morte di Malzone, trascorsi senza alcun esito a livello delle indagini. Al momento non vi è né una richiesta di archiviazione né di rinvio a giudizio su questa vicenda e i termini sono scaduti. Ecco allora l’appello rivolto al procuratore della Repubblica di Lagonegro, al procuratore generale della Corte d’appello di Potenza, al procuratore generale presso la Corte di Cassazione e per conoscenza al ministro della Giustizia. “Vi chiedo di esercitare le vostre responsabilità” – scrive Capano – “ve lo chiedo solo perché gli artt. 405 – 406 – 407 c.p.p. dettano il termine invalicabile di due anni per il compimento delle indagini. E oggi questo termine è spirato. Spirato come Massimiliano Malzone. Speriamo non siano spirati gli scampoli di Stato di diritto ancora rintracciabili in questa martoriata Repubblica”. Parole forti come forte è la ricostruzione, effettuata nella missiva, del calvario di Malzone che il 28 maggio 2015 venne svegliato e fermato nella sua abitazione di Montecorice da agenti della polizia municipale, senza un’autorizzazione giudiziaria e senza che ci fosse alcuna situazione di emergenza;venne poi condotto all’ospedale di Sant’Arsenio, dove morì l’8 giugno,11 giorno dopo, in circostanze ancora da chiarire, senza poter vedere né sentire i familiari. Ed è proprio di fronte a quelle circostanze da chiarire, a quella restrizione immotivata della libertà personale a opera dei vigili urbani – arrivati a sbarrare con l’automobile l’uscita dell’abitazione , alla negazione in ospedale di ogni contatto con la famiglia, alla contenzione meccanica, documentata in cartella, e a quella frase di un medico sulla “cura da cavallo” somministrata a Malzone durante il ricovero , di fronte a tutto questo l’avvocato Capano chiede chiarezza, chiede una pronuncia, un esito nelle indagini. E per il legale, già attivo nella campagna per la riforma del Tso è anche l’occasione per chiedere di nuovo a gran voce una modifica della normativa. “La vicenda di Malzone – ha detto Capano – che vede coinvolti gli stessi medici condannati per la morte di Franco Mastrogiovanni, conferma come non sia più rinviabile la riforma dell’istituto del Tso che noi Radicali Italiani proponiamo per offrire ai pazienti maggiori tutele e garanzie “.
Daria Scarpitta