In Campania diminuiscono gli illeciti ambientali(-12,8%) ma la regione si conferma core business dell’ecomafia nazionale. La maglia nera in Italia le è stata conferita nel Rapporto Ecomafia 2017 presentato stamane da Legambiente. L’azione investigativa e repressiva di questi mesi ha funzionato riducendo gli illeciti anche grazie al rinnovato impianto legislativo che nel 2015 ha inserito nel codice penale i delitti ambientali. Ma per il 2016 la Campania si conferma la prima regione, con 70 ecoreati contestati, 83 persone denunciate e 5 beni sequestrati. Purtroppo rimane ancora molto da fare:in Campania si viaggia alla media di 10 reati al giorno contro l’ambiente per un totale di 3.728 reati accertati, pari al 14,7 % del totale nazionale. Un affare gestito in questi anni complessivamente da 86 clan criminali. E sono le province di Napoli e Salerno tra le due più colpite per illegalità ambientale rispettivamente con 1.361 e 963 infrazioni. Anche nella gestione dei rifiuti i reati contestati in Campania nel 2016 sono in aumento del 50% rispetto all’anno passato con 936 infrazioni. In questo settore Salerno è la terza provincia in Campania con 84 infrazioni. Poi c’è la maglia nera conferita alla Regione per il mattone selvaggio visto che fa registrare il 18% delle infrazioni su scala nazionale. E il podio, se si leggono i dati delle province italiane, è tutto campano con Avellino, Napoli e Salerno sui tre gradini, in testa alla classifica nazionale. In tema di cemento abusivo restano anche nelle aree protette come quella del Vesuvio e quella del Cilento le questioni delle tantissime ordinanze di demolizione emesse e mai eseguite e delle migliaia di pratiche di condono presentate e che poi giacciono inevase. La criminalità organizzata non è comunque unica attrice protagonista dell’aggressione all’ambiente. C’è una vera e propria imprenditoria ecocriminale che si avvale di professionisti e funzionari pubblici corrotti, colletti bianchi e uomini politici e delle istituzioni. “La corruzione – dicono da Legambiente – facilita ed esaspera il malaffare in campo ambientale, aprendo varchi nella pubblica amministrazione e tra gli enti di controllo, trasformando gli interessi collettivi in miserabili interessi privati, dando così la stura al sistematico saccheggio dei beni comuni.” In Campania avanza la green corruption con 43 inchieste nel periodo 2010-2017, pari al 12% del totale nazionale.“La diminuzione degli illeciti ambientali – ha commentato però Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania – rappresenta un segno di speranza. Siamo convinti che la Campania con le sue buone pratiche in campo imprenditoriale, civile e sociale è in grado di rilanciare la nostra economia sotto il segno della sostenibilità. La politica regionale , però, dimostri con fatti concreti di voler puntare davvero sull’economia circolare e civile, due strumenti fondamentali per contrastare l’economia eco criminale”.
Daria Scarpitta