Gli “Artisti per caso” di Policastro Bussentino sono tornati a fare memoria, tra risate e poesia, mettendo in scena “E’ cangiata l’ebbrica”, l’ultima commedia della trilogia scritta dal professore Pino Magliano e che ha per protagonista Antonio Taccia e la sua famiglia. Uno spaccato della vita quotidiana della Policastro di un tempo, in questa terza piéce il periodo post fascista, che attraverso la riscrittura di personaggi realmente esistiti in quel periodo, la ricostruzione degli ambienti tipici e l’utilizzo di forme dialettali e modi di dire antichi, rivive concretamente e diventa occasione per tramandare e valorizzare un passato che non è più, con tutta la valenza culturale che questo comporta. Merito della scrittura vivida dell’autore e della bravura interpretativa degli attori della compagnia, sempre più capaci a calarsi nel ruolo, ad improvvisare , ad essere veri. Da segnalare la mascotte del gruppo, il piccolo Pasquale Giudice di soli sei anni, che è stata una rivelazione vista la naturalezza con cui si è calato nella parte di un bimbo della fine degli anni ‘40. “E’ cangiata l’ebbrica” parla proprio dei tempi che cambiano senza davvero cambiare, di quel passaggio dal fascismo alle nuove istituzioni che portò il potere a riciclarsi e la povera gente a doversela vedere alla fine con i problemi di sempre. In questo quadro, in un piccolo paese in cui ancora la figure di riferimento sono il medico e il prete, si inserisce il taccagno Antonio Taccia, devoto di Sant’Antonio , quello di Vibonati e non di Capitello, alle prese con le elezioni imminenti e il riciclo di una bara acquistata e rimasta inutilizzata cosa che presterà il fianco a macchiette e gag con gli altri personaggi della storia. Con questa rappresentazione la compagnia “Artisti per caso” prosegue il suo cammino sotto la direzione di Michela Prota e fa ancora dell’appartenenza e dell’originalità delle opere proposte il suo cavallo di battaglia. A quanti hanno espresso perplessità sulla scelta ancora una volta di una commedia policastrese, con il rischio di essere spendibili solo in un contesto ristretto, la compagnia ha risposto con un buon successo di pubblico, spalmato in tre giorni di repliche al cineteatro di Policastro, e con le parole dell’autore Magliano che, proprio sul finale dell’opera in un momento toccante, mette in bocca al protagonista il senso di tutto il suo lavoro: l’importanza della storia, dell’attaccamento alle proprie radici senza le quali ogni identità è perduta.
Daria Scarpitta