Questa mattina nella sala mortuaria dell’ospedale di Sapri è stata eseguita l’autopsia sul corpo di Antonietta Ciancio. La donna uccisa dal marito Gabriele Milito con un colpo di pistola alla nuca. Secondo quando dichiarato dall’uomo il proiettile è partito mentre maneggiava la sua beretta 7,65 all’alba di domenica 29 maggio. Per gli inquirenti è stato sparato a distanza ravvicinata e questo sarebbe venuto fuori anche dall’esame autoptico che avrebbe anche confermato che la morte della donna risale a tre giorni prima dal ritrovamento del cadavere e quindi alla stessa domenica indicata da Gabriele. Le indagini sono ancora in corso, la Procura negli ultimi giorni ha raccolto diverse testimonianze per cercare di trovare un movente che giustifichi il reato di omicidio volontario che contesta al marito della vittima. Antonietta era originaria di San Severino Lucano dove sono stati celebrati questo pomeriggio i funerali .
“Ha ucciso la moglie e nella stessa giornata che l’aveva sparata a morte ha lasciato intendere ai familiari di lei che la sua compagna era ancora viva” . Questo è quanto viene fuori dal racconto di Gianfranco Conte, marito di Cinzia Ciancio nipote di Antonietta Ciancio, uccisa dal marito Gabriele Milito domenica 29 aprile. Alla nostra redazione ha raccontato ciò è accaduto il giorno precedente il delitto e nello stesso giorno della tragedia. E dalla sua testimonianza vengono fuori altri fatti raccapriccianti. Conte precisa che Antonietta era solita sentirsi telefonicamente la mattina e la sera di ogni giorno con la sorella Giuseppina di 82 anni che vive a San Severino. Durante la conversazione che le due avevano avuto sabato 28 aprile, era emerso che Antonietta era giù di morale per un diverbio avuto con il marito Gabriele. La mattina del giorno successivo e quindi domenica, Giuseppina telefona a casa e gli risponde Gabriele che le riferisce che la moglie, dopo una lite tra di loro era uscita. Nella tarda mattinata Giuseppina torna a chiamare sul telefono fisso e Gabriele risponde ancora, questa volta dice che “ Antonietta era rientrata ma era uscita con la macchina” . Intorno alle 19 è Gabriele a chiamare l’anziana cognata per dirle che lui non è in casa e che la moglie non aveva fatto rientro e che comunque avrebbe denunciato la sua scomparsa. “ Da quel momento in poi – continua Gianfranco – i telefoni hanno iniziato a squillare a vuoto. Sia Giuseppina che la figlia Cinzia e quindi mia moglie, fino a martedì hanno provato a contattare Antonietta e Gabriele sui rispettivi cellulari e sul telefono di casa e nessuno mai ha risposto. Mi chiedo come ha fatto a conservare un atteggiamento sereno sapendo che la moglie era sul letto di casa senza vita. E come mai se ne stava tra le campagne di Rivello invece di raccontare quanto accaduto . Antonietta – aggiunge il nipote della vittima – non meritava di morire in questo modo. Era una donna solare che si prendeva cura del marito. Ad esempio faceva molto attenzione nella sua alimentazione, perché diabetico. E lui ha ricambiato questo amore sparandola con una pistola “. Questi sono fatti che avrebbero raccontato anche Giuseppina e sua figlia Cincia al Procuratore di Lagonegro nel corso del loro interrogatorio. Il diverbio tra Antonietta e Gabriele sarebbe stato scaturito dal fatto che lui il 20 aprile era andato in ospedale per un malore e che i medici gli avevano dato una terapia da seguire ma lui l’ha rifiutata nonostante l’insistenza da parte della moglie che ha cercato di convincelo per un’intera settimana. Quella precedente al giorno della tragedia
antonietta nicodemo