La Procura della Repubblica di Lagonegro ha avviato un’inchiesta sull’inquinamento marino accertato dall’Arpac e non segnalato ai bagnanti dal Sindaco, con apposita ordinanza nello scorso mese d’agosto. Sulla vicenda aveva già avviato una sua indagine il comandante Scotta della locale Guardia Costiera, sulla base di cinque segnalazioni relative a strani fenomeni avvistati lungo la cosa compresa tra l’ospedale e gli ex campetti da tennis sul lungomare. Una vicenda iniziata il 19 agosto con la denuncia di un signore. Si trovava in canoa lunga la spiaggia di San Francesco ed ha notato in mare degli escrementi. Allarmato ha telefonato il numero blu della guardia costiera. Immediatamente è stata contattata l’Arpac che il 23 agosto ha effettuato un prelievo al di fuori dell’ordinario. L’analisi ha rilevato valori di escherichia coli pari a 1.298 su 100 ml e valori di enterococchi pari a 288, entrambi valori superiori ai limiti consentiti. I dati sono stati forniti, chiaramente al Comune, che avrebbe dovuto provvedere ad emettere per quel tratto di spiaggia, fra l’altro il più frequentato dalle dai bambini, il divieto di balneazione. Divieto che è stato emesso dal vice sindaco Congiusti solo il 3 settembre, a dieci giorni di distanza dalle comunicazioni dell’Arpac e ad emergenza rientrata. I successivi prelievi, infatti, avevano dato esito positivo. Così il divieto di balneazione, giunto in netto ritardo, è stato revocato a distanza di poco tempo dal Sindaco Gentile. Perché i bagnanti non sono stati immediatamente informati dell’ inquinamento? Perché il divieto di balneazione è stato emesso ad emergenza rientrata? Perché il mare era contaminato? Sono alcuni degli interrogativi ai cui la Procura dovrà dare una risposta a chi ha presentato l’esposto mentre è già a buon punto l’indagine della Guardia Costiera. Gli esiti, chiaramente, saranno inoltrati all’Autorità Giudiziaria. Adesso il mare tra l’Osservatorio e gli ex campi da tennis è balneabile.
Antonietta Nicodemo