“Non ci sono parole”. Questo il mormorio che più di tutti serpeggiava dinanzi alla Chiesa di San Giovanni Battista a Sapri, tra la gente raccoltasi per l’ultimo saluto a Gino Paesano. Il calciatore, il collega, ma anche l’amico, il fratello, un 49enne che nelle sua breve vita ha saputo dispensare sorrisi, disponibilità e gioia di vivere come stamattina dicevano in tanti. All’arrivo del feretro, l’omaggio dei tifosi dell’Ebolitana e della Paganese che lo hanno avvolto con le maglie simbolo delle stagioni disputate da Paesano nei due team. Con lui anche la maglia della Juventus, portata dal neonato club ufficiale di Sapri, di cui Paesano era socio. Poi, spontaneo, un lungo commosso applauso, partito dalla piazza, lo ha accompagnato fin dentro la Chiesa. Attorno alla bara, nei primi banchi la madre e la sorella Luana, provate da questa ennesima terribile tragedia, e i compagni dello Sporting Vibonati che erano con lui in quei minuti, mentre giocava la sua ultima partita. Fuori dalla Chiesa, volti ancora increduli, pieni di interrogativi ma anche di affetto e di ricordi. “La scomparsa improvvisa e inaspettata di Gino – ha detto il parroco Don Marco Nardozza durante l’omelia- non deve lasciarci smarriti. Le esperienze che abbiamo condiviso con lui devono trasformarsi in solidarietà, quella che chiamiamo carità cristiana. Il ricordo deve diventare preghiera, preghiera quotidiana, l’unica che può dare speranza”. Con queste parole il sacerdote ha espresso la sua vicinanza alla famiglia e fornito il sostegno a tutta la comunità scossa dall’accaduto, ma unita grazie a quel piccolo pezzo di strada condiviso assieme a Gino Paesano.
Daria Scarpitta