Si aprirà a novembre presso il tribunale di Vallo della Lucania il processo sulla morte del 40enne Michele Alfano di Capaccio, deceduto nel 2016 presso la clinica Cobellis di Vallo della Lucania dopo un intervento di riduzione gastrica per combattere l’obesità. Il 13 novembre il procedimento giudiziario sul reato di falso, il 30 novembre, invece, quello per il reato di omicidio colposo. 14 gli indagati a vario titolo nella vicenda, tutti sanitari che ebbero in cura l’uomo nei 13 giorni intercorsi tra l’operazione e il decesso: Luigi Cobellis e il medico esterno proveniente dal napoletano Luigi Angrisani che operarono Alfano, Antonia Cobellis, anestesista di Vallo della Lucania e sorella di Luigi, i chirurghi Rocco Cimino, ex sindaco di Teggiano, Giovanni Novi di Ascea, Aniello Cavaliere di Vallo, Carlo Testa di Pisciotta, Aldo Costanza di Agropoli, Silvio Dequerquis responsabile della rianimazione ed ex primario in un ospedale di Napoli, gli anestesisti Rosa Malfi di Pomigliano, Lucia Pepe di Castel San Giorgio, Vincenzo Afeltra di Gragnano, Antonietta Nese di Agropoli e Daniela Danza di Salerno. Il 40enne, storico titolare del bar 0828 di Capaccio Scalo, decise di sottoporsi all’intervento per dimagrire, un’operazione che, come la definì lui stesso gli avrebbe cambiato la vita. Subito dopo l’intervento ebbe anche il tempo di postare su fb che tutto era andato bene , poi le complicanze. Il peggioramento delle condizioni, il trasferimento in rianimazione, le crisi cardiorespiratorie e la morte. I medici fecero sapere che Alfano era ad altissimo rischio, essendo diabetico e cardiopatico , ma la famiglia ha sempre accusato i camici bianchi di non aver mai paventato questi rischi all’uomo. Si parlò anche di interventi tempestivi nei confronti di un batterio rinvenuto nei muchi e di una fistola. L’autopsia decretò che il decesso era avvenuto a seguito di una peritonite causata dalla lacerazione dello stomaco. Ora il processo servirà a chiarire le reali responsabilità.