Sembrava che doveva chiudersi tutto con un nulla di fatto, dopo la richiesta di archiviazione presentata dalla procura di Lagonegro sul caso di Massimiliano Malzone, il 39enne di Montecorice, morto l’otto giugno del 2015 nel reparto di psichiatria di Sant’Arsenio. Invece in questi giorni è stata formulata la richiesta di rinvio a giudizio per sette medici che lo ebbero in cura in quei 12 giorni di ricovero che si conclusero poi con il decesso. Tre di questi sanitari sono già stati condannati per il caso eclatante di Mastrogiovanni. La famiglia di Massimiliano non ha mai ceduto, ha sempre chiesto di fare chiarezza sulle cause della morte del proprio congiunto opponendosi all’ archiviazione tramite l’avvocato Michele Capano. Per avvalorare le tesi familiari il legale presentò una relazione medica di parte, redatta dallo psichiatra Orsano che metteva in evidenza due elementi: la presenza di ben nove farmaci nel sangue di Massimiliano, due dei quali in dosi superiori ai livelli previsti dalle terapie e l’assenza di un elettrocardiogramma oltre quello fatto il giorno del ricovero, ossia il 28 maggio. Massimiliano Malzone, la cui vicenda ha numerose assonanze con quella di Mastrogiovanni e con la morte di Carlo Vitolo avvenuta sempre nel reparto di psichiatria di Sant’Arsenio per intossicazione da farmaci dopo un trattamento sanitario, morì per un arresto cardiaco poche ore dopo aver telefonato alla sua famiglia tramite il cellulare di un’altra paziente. E’ proprio sul nesso tra l’infarto e i farmaci assunti che si gioca la vicenda. Dopo i nuovi elementi sottoposti all’attrenzione del giudice dalla famiglia, la Procura di Lagonegro aveva indagato 7 medici. Ora ha chiesto per tutti il rinvio a giudizio. A febbraio si terrà l’udienza preliminare che dovrà decidere per l’archiviazione o l’avvio del processo.
Daria Scarpitta