Con un post su Fb Alessio Faniello torna a sfogare la sua rabbia per la morte del figlio Stefano contro chi non ha prevenuto la tragedia di Rigopiano. L’hotel abruzzese in cui nel 2017, 29 persone persero la vita in seguito ad una valanga di neve. Questa volta il papà del 28 enne di Valva se la prende con la giustizia che tarda a punire i responsabili. Ad istigarlo è la richiesta di condanna penale avanzata nei suoi confronti dalla Procura di Pescara. Richiesta accolta dal Giudice che nel novembre scorso ha condannato l’uomo a pagare una mula di 4.550 euro. Faniello è imputato per aver violato i sigilli che erano stati apposti per delimitare l’area sotto sequestro. “ Siccome mi sono recato a Rigopiano a portare dei fiori dove hanno ucciso mi figlio Stefano, secondo loro mi sono introdotto in un’area sottoposta a sequestro. Al magistrato – scrive su Fb – non pago nulla e se necessario mi faccio re mesi di carcere. Intanto chi non ha fatto nulla per salvare le vittime sono ancora a piede libero “ . Secondo quanto accertato dalla Giustizia, però, il papà di Stefano abusivamente ha oltrepassato i sigilli nonostante la diffidfa dei vigilantes addetti alla sorveglianza. Di qui la condanna al palamento della multa. E’ chiaro che il dolore di un padre che chiede giustizia supera ogni confine. Posare un fiore per il figlio nel luogo in cui è morto è un gesto affettuoso che probabilmente lo aiutava ad alleggerire il suo dolore anche solo per un istante. Per la giustizia è stato un gesto abusivo e va punito ma per i tanti che continuano a rispondere al post di Faniello poteva chiudere un occhio. “ In Italia – si legge in uno dei commenti – paga solo la gente comune e onesta, mentre chi ha le mani in pasta fa ciò che vuole senza responsabilità “