Era stato accusato di aver sottratto una catenina d’oro ad una paziente, ma non era neppure in servizio . Il Tribunale di Lagonegro ha assolto per non aver commesso il fatto un infermiere 47enne dipendente dell’ospedale di Sapri accusato di furto con destrezza commesso approfittando di circostanze di luogo e di persona tali da ostacolare la privata difesa e abusando della prestazione d’opera in virtù del suo ruolo presso il reparto dove era stata ricoverata la vittima. La vicenda avvenne nel febbraio 2013 quando una paziente dopo un malore venne ricoverata per accertamenti presso l’Utic dell’Immacolata. La donna che durante il ricovero venne tenuta legata ad elettrodi e apparecchiature mediche necessarie a tenere sotto controllo le condizioni cardiache denunciò che la sera successiva al suo ricovero, intorno alle 23.30, le si avvicinò un uomo che le controllò gli elettrodi e le toccò il collo. Non fu in grado di identificarlo perché le luci erano già state abbassate ed era sotto effetto di farmaci ma la mattina dopo si accorse di non avere più con sé la catenina e si rivolse ai carabinieri. I sospetti caddero su un infermiere del reparto. Ma dai successivi elementi emersi durante il dibattimento, anche attraverso l’ascolto delle testimonianze, venne fuori che quella sera l’uomo aveva terminato il suo turno alle 21 e poi non era più tornato in ospedale. Il giudice, dunque, valutando questi elementi e accogliendo le tesi della difesa dell’infermiere, sostenuta dall’avvocato Franco Maldonato, ha ritenuto che non ci fossero prove che sia stato lui a commettere il furto e lo ha assolto. La catenina venne restituita alla proprietaria. Qualche giorno dopo il fatto venne ritrovata da un altro infermiere in una cassettina del corridoio del reparto all’interno di una bustina di plastica con sopra scritto “per la caposala”.
Daria Scarpitta