Riparte la battaglia sulla sanità a Sapri. Ancora una volta la Cgil con i locali rappresentanti , Domenico Vrenna e Gerardo Triani dello Spi Cgil, ha avviato una raccolta di firme che prevede l’invio di 2000 cartoline agli organi competenti per chiedere interventi precisi e puntuali. “Non permetteremo la soppressione dei punti nascita di Sapri e Polla- si legge in un manifesto- Noi chiediamo con forza il ripristino della struttura complessa di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Sapri”. L’invio delle cartoline firmate, nelle intenzioni del sindacato,servirà anche a chiedere: l’istituzione presso il presidio dell’Immacolata del reparto di Emodinamica che solo può assicurare interventi tempestivi sugli infartuati, visto che al momento gli stent vengono praticati esclusivamente nei plessi di Vallo ed Eboli; e l’installazione di una camera iperbarica sempre all’ospedale di Sapri, atteso che quelle più vicine sono collocate a Salerno e Palmi Calabro . La Cgil a tal proposito snocciola i dati di chi potrebbe trarre dei benefici dalla camera iperbarica: sul territorio vi sono 9400 persone che non possono curare la patologia delle vene varicose, 2800 vittime di traumi alle ossa, 7500 soggetti affetti da osteoporosi, 2350 cittadini affetti da piaghe da diabete. “Di queste iniziative- conclude la Cgil – dovrebbe farsi carico anche il Comune di Sapri, capofila, avendo cura di sensibilizzare tutti i comuni del territorio.” Sulla Rete Oncologica è invece il sindacalista Biagio Tomasco a farsi sentire, pubblicando i dati che mostrano a confronto i numeri di tumori trattati all’Ospedale di Vallo e alla casa di cura convenzionata Cobellis. “Nel triennio 2015-2018- fa notare Tomasco- c’è un sostanziale equilibrio tra le due strutture, mentre se si analizza il dato 2018 abbiamo un aumento dei casi trattati presso la clinica rispetto al presidio ospedaliero” Secondo Tomasco questo è sia frutto dell’attenta gestione del management della Clinica Cobellis sia una diretta conseguenza della mancanza di risorse umane e tecnologiche di cui ha sofferto il settore pubblico, portando dunque le persone “a rivolgersi sempre più – ha detto – a strutture private che utilizzano fondi pubblici per mantenersi” Alla luce di ciò Tomasco chiede di rivedere il sistema dei convenzionamenti . “E’ come se lo Stato – ha concluso il siandacalista- pagasse il privato per effettuare prestazioni che in quel momento non è in grado di fare, salvo poi trovarsi la concorrenza in casa e per giunta pagata da se stesso”.
Daria Scarpitta