Dettagli, informazioni inedite, le voci e i volti dei vari protagonisti. La ricostruzione giornalistica sul caso Vassallo mandata in onda nella nottata di giovedì da Le Iene ha avuto sicuramente il merito di tornare a chiedere verità e attenzione attorno alla vicenda , mostrando lacune, errori, contraddizioni e anche il pensiero di Pollica. Nel reportage di Giulio Golia spicca un dato agghiacciante. La telefonata che la mattina prima di essere ucciso il sindaco pescatore fa al procuratore di vallo della Lucania chiedendogli un incontro. Ne fa parola il fratello di Angelo Vassallo, Massimo. Alfredo Greco dà appuntamento al sindaco per l’indomani ma purtroppo per lui sarà troppo tardi. Morirà intorno alle 21.30 crivellato di colpi. Di cosa voleva parlare Vassallo? Che cosa aveva visto o saputo? Inevitabile pensare ad un collegamento tra la richiesta urgente fatta al procuratore e l’omicidio. “Lui scopre qualcosa che è più grande di lui- dice a Golia il fratello Massimo” “ Probabile che avesse conosciuto dei fatti non comodi e che hanno scatenato una reazione” gli fa eco l’attuale sindaco di Pollica Stefano Pisani. “Diceva che aveva visto qualcosa che non aveva voluto vedere” aggiunge l’amico e segretario Gerardo Spira. E’ solo una ricostruzione giornalistica, una circostanza da verificare, ma non fa che aumentare gli interrogativi intorno alla morte di Vassallo. Giulio Golia nella sua inchiesta tocca tutti gli aspetti e i sospetti della vicenda: la camorra con la presenza del re del pesce Francesco Muto, pista subito messa in secondo piano, la droga con il primo indagato Bruno Umberto Damiani, un percorso abbandonato dagli stessi inquirenti perché senza riscontri e infine, i carabinieri, da quelli, veri o presunti che in borghese e fecero una perquisizione in casa Vassallo subito dopo il delitto senza fare poi il necessario verbale, a quelli della Locale Stazione con cui Vassallo aveva avuto uno scontro arrivando a chiedere il trasferimento del maresciallo comandante, da quel colonnello della caserma di Castello di Cisterna Fabio Cagnazzo che acquisì prima degli inquirenti le immagini della videosorveglianza e con una nota di servizio dirottò le indagini su Damiani, al carabiniere che abitava a pochi metri dal luogo del delitto e disse stranamente di non aver sentito nessuno sparo, fino ad arrivare a Lazzaro Cioffi, il carabiniere in servizio pure lui a Castello di Cisterna, ora in carcere perché ritenuto vicino al clan Fucito e che al momento è l’unico indagato nella nuova inchiesta sull’omicidio Vassallo. Insomma tanti elementi nebulosi, insidiosi che Le Iene hanno portato dinanzi all’opinione pubblica, sia pure sotto forma di inchiesta puramente giornalistica, senza alcuna pretesa di verità riscontrata come quella giudiziaria.
Daria Scarpitta