Si è svolta ieri l’autopsia sul corpo di Maria Cristina Speranza, l’88enne di Rofrano deceduta per cause ancora da chiarire lo scorso 23 dicembre all’ospedale di Vallo della Lucania. Il medico legale Adamo Maiese ha eseguito l’esame autoptico ed è in attesa dell’esito degli esami istologici per poter redigere il suo rapporto. Una relazione fondamentale che potrà decidere delle sorti dell’intera inchiesta della Procura di Vallo oltre che della badante moldava di 36 anni Aurica Romanat che dopo aver accompagnato l’anziana in ospedale a dicembre scorso ha fatto perdere le sue tracce ed è stata poi individuata nel suo paese di origine. Qualora infatti dovessero emergere segni evidenti di percosse e maltrattamenti, quelli che secondo i medici dell’ospedale San Luca di Vallo potrebbero aver determinato il peggioramento delle condizioni di salute dell’anziana, per la badante, per ora semplicemente unica indagata nella vicenda, scatterebbe l’incriminazione e visto il luogo in cui adesso la donna vive dovrebbe essere messa in campo una rogatoria internazionale per eseguirne poi il fermo. Al momento è stato un legale nominato d’ufficio, l’avvocato Caterina Mastrogiovanni a seguire l’autopsia per conto della badante moldava così come prescrive la legge italiana. Il corpo dell’anziana è stato ricomposto ed è tornato a Rofrano in vista dei funerali che si svolgeranno domani mattina alle 10. In queste ore si attende l’arrivo dei figli che vivono tutti fuori, alcuni in Svizzera, eccetto una che risiede a Marina di Camerota e che ha sporto denuncia presso la caserma locale diretta dal comandante Francesco Carelli.
Il caso di questa fragile anziana ha destato scalpore in tutto il Cilento. In ospedale era arrivata il 13 dicembre scorso con un sospetto ictus ma i medici si erano accorti che le sue condizioni non potevano essere dovute a cause naturali. Si è pensato dunque maltrattamenti di cui l’anziana si era pure lamentata nei giorni precedenti. Purtroppo la donna dopo una decina di giorni in cui è stata anche sottoposta ad un intervento e al ricovero in terapia intensiva non ce l’ha fatta. E ora i familiari chiedono verità sul caso.
Daria Scarpitta