Aveva trasformato la sua abitazione di Capaccio Paestum in un centro logistico di finanziamento. Da questa mattina Giovanni Marandino, 84anni, è rinchiuso in carcere con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, essendo stato riconosciuto affiliato alla nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Dalle indagini della Guardia di Finanza è venuto fuori che effettuava prestiti con tassi fuorilegge. Nell’arco di un anno gli investigatori hanno quantificato in 100 mila euro i finanziamenti concessi, a fronte dei quali ammontano a 90 mila euro gli interessi incassati nello stesso periodo. Un’attività finanziaria che, chiaramente, svolgeva in assenza delle necessarie autorizzazioni amministrative. Diversi i tassi praticati, tutti esagerati. In un caso, addirittura, è stato sforato il tetto del 30 % di interessi maturati in un solo mese. Giovanni Marandino, figura di spicco della criminalità cilentana, con a carico anche una sentenza definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso, era sottoposto alla misura restrittiva dell’obbligo di dimora nel comune di Capaccio, per questo motivo esercitava l’attività di usura direttamente presso la sua abitazione.
Nell’ambito della stessa inchiesta il figlio Emanuele di 40 anni è finito agli arresti domiciliari, mentre la moglie di Marandino e un uomo di fiducia della famiglia sono stati denunciati a piede libero. Tutti e tre, con ruoli diversi, avrebbero collaborato all’illecita attività. Sono in corso indagini finalizzate ad accertare eventuali responsabilità per il riciclaggio dei proventi dell’usura. Le loro vittime erano soprattutto piccoli imprenditori, per lo più titolari di piccole attività, che cercavano di superare temporanee crisi di liquidità. “La crisi economica causata dalla pandemia – afferma il procuratore di Salerno Borrelli – impone una severa azione a contrasto dell’usura. Le difficoltà finanziarie di famiglie e imprenditori – spiega – possono favorire le infiltrazioni delle organizzazioni criminali nel tessuto economico della Provincia”.
Antonietta Nicodemo