<< Grazie al coraggio e alla sensibilità di due russi mio padre riuscì a sopravvivere alla fame e alle prepotenze che fu costretto a subire dal 1943 al 1945 nel lager n. 1439 di Kiel, in Germania >>. La dirigente scolastica Paola Migaldi dell’Istituto Comprensivo Santa Croce riporta indietro le lancette del tempo, mentre racconta le esperienze che sta vivendo da quando la sua scuola ospita diciassette alunni ucraini fuggiti dai bombardamenti russi. La sua storia personale va ad intrecciarsi, inevitabilmente, con quella attuale e ancora di più con quella che domani vivrà l’Italia intera. << Il 25 aprile è la festa della Liberazione dal nazifascismo e della resistenza, una data storica che dovremmo ricordare con maggiore frequenza nelle nostre scuole per educare in maniera concreta alla pace, alla democrazia e alla libertà. Principi che mio padre ha sempre difeso a spada tratta. Pur di non sottostare alla dittatura si è fatto deportare >>. Il padre Antonio, scomparso nel 2007, all’età di 88 anni fu arruolato in marina militare nel ’38. Nel ’43, durante l’armistizio, si trovava in servizio presso Marifasi-Spalato-Yugoslavia e alla richiesta dei nazi-fascisti di consegnare le armi si rifiutò. Scelse di entrare nella Brigata partigiana MIchelovich di cui fece parte fino al 26 settembre del ’43, quando fu fatto prigioniero ed internato a Kiel. Preferì la prigione anche quando gli fu chiesto di entrare a far parte dell’esercito italiano militare che Mussoli si prestava a ricostruire dopo essere stato liberato dai nazisti . << Una donna russa che viveva nella fattoria accanto al lager , portava di nascosto latte e pane ai prigionieri, evitandogli di morire di fame. Mio padre era un cattolico e pregava con il rosario ogni giorno, il commilitone russo al suo fianco non lo ha mai denunciato ai tedeschi. Grazie alla bontà di questi due russi mio padre è sopravvissuto. Ed è stata festa nella baracca quando nel ’45 è stato liberato insieme a tutti gli altri prigionieri, con loro a cantare e ballare c’era anche la donna russa. Una scena di gioia immortalata in una delle foto che mio padre ha scattato durante gli anni trascorsi nel lager>>. Le fotografie sono state realizzate da Antonio, Tonino per gli amici, con le due macchine fotografiche che ricevette in dono da un militare inglese internato nel suo stesso campo. Gliele affidò con l’esplicito desiderio di immortalare le atrocità che si consumavano nel campo di concentramento. Tonino ha soddisfatto a pieno la sua richiesta. Oggi a ricordare quegli anni bui ci sono i suoi scatti ma anche due pagine scritte a mano che raccontano i momenti più significativi di quegli anni. Antonio, di Belvedere Marittimo, tornò a Sapri dove vivevano i genitori, sposò Vilma Fiorini e per 40 anni fu dipendente comunale. << I 17 bambini ucraini che frequentano la nostra scuola hanno voglia di tornare nel loro paese. Come quella donna russa che aiutò mio padre a sopravvivere alla fame, stiamo provando come scuola a mantenergli viva la speranza e ad aiutarli a costruire una nuova quotidianità in attesa di poter riabbracciare i familiari rimasti in Ucraina >>.
Per loro sono stati organizzati corsi di italiano diurni e pomeridiani. Lezioni che tengono anche i genitori. In poco più di un mese c’è già una grande intesa. Il saluto in ucraino è ben evidente all’ingresso dell’istituto dall’inizio di questo percorso d’integrazione.