“Prendiamo atto di quello che è successo e speriamo che la vicenda si chiarisca per il bene di tutti.” Così il capogruppo di Salesi Mimmo Cartolano commenta l’inchiesta che ha coinvolto il sindaco Francesco Cavallone nel suo ruolo di presidente della comunità montana Vallo di Diano per il presunto affidamento diretto di un incarico presso l’ente ad una cugina per un ammontare di 15 mila euro. Si è ancora alle prime battute. La vicenda è trapelata a seguito delle perquisizioni scattate martedì scorso e che hanno visto impegnati i carabinieri della Compagnia di Sala Consilina sia presso la sede della comunità montana a Padula sia presso le abitazioni di alcuni dei sei indagati. Al momento sarebbero stati sequestrati anche i cellulari del Presidente Cavallone e di Beniamino Curcio all’epoca dei fatti direttore del Servizio Agrario e Forestale della comunità montana e responsabile del procedimento. Un atto dovuto per verificare l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio contestata ai 6 indagati: la beneficiaria dell’affidamento, la giunta della comunità montana che ha deliberato l’assegnazione e cioè il presidente Cavallone e gli assessori Antonio Pagliarulo e Gaetano Spano, il s segretario generale dell’Ente Lucio Pisano e come detto Curcio che in qualità di tecnico firmò la determina di affidamento. A Cavallone in particolare viene contestato di non essersi astenuto nell’approvazione della delibera nonostante il grado di parentela come invece prevede la legge. Ora, sebbene la notizia sia trapelata, si procede con i passi iniziali dell’inchiesta. Solo dopo la chiusura delle indagini si potrà sapere di più e gli indagati potranno difendersi. Ed è proprio chiarezza sulla vicenda che chiede il gruppo di minoranza Salesi : “E’ per il bene di tutti – ha detto Cartolano – Se ci saranno colpevoli è giusto che paghino così come è giusto che venga tolta questa spada di Damocle dagli indagati se non sono stati commessi reati”.
Daria Scarpitta