A Policastro Bussentino, estremo sud della provincia di Salerno, si studia la storia dei nostri antichi progenitori. E diventa oggetto di interesse per gli archeologi di tutto il mondo, come dimostra la pubblicazione sulla prestigiosa rivista Focus del racconto delle scoperte fatte in questo sito e del loro significato prezioso per gli studiosi. Dal 2011 il Parco Archeologico “Fulvio Pinto” è all’attenzione degli archeologi internazionali. Le campagne di scavi stanno riportando alla luce reperti di epoche diverse. Oggetti e resti umani che consentono di ricostruire le abitudini delle popolazioni che si sono alternate dalla fine del VI secolo avanti Cristo fino ad oggi.
LE ESPERTE
«Un sito davvero prezioso per noi studiosi, perché in questa area unica possiamo capire esattamente come si viveva, in questo comprensorio del salernitano, prima e dopo Cristo». Ad affermarlo è Elena Santoro, presidente dell’associazione Etruria Nova e direttore del cantiere, oltre che collaboratrice dell’Università di Genova, responsabile scientifico degli scavi di Policastro. Il Parco Pinto si estende in località Torretta all’interno dell’area romana di edificazione medievale. Scavando, sono venute fuori anche strutture di oltre tre metri. I resti umani sono stati rinvenuti nelle necropoli romane e sono serviti a risalire anche allo stile di vita delle popolazioni antiche. Ad evidenzialo è la professoressa Silvia Pallecchi, docente di Metodologia della Ricerca Archeologica presso l’Università di Genova e direttrice scientifica degli scavi in corso a Policastro.
LA GIOVANE DONNA
«Negli scavi delle antiche sepolture – spiega in un articolo pubblicato sul recente numero del mensile Focus – ci siamo imbattuti, per esempio, nei resti di una giovane donna vissuta alla fine del secondo secolo dopo Cristo e la paleontologia ci ha permesso di analizzare le ossa e la muscolatura segnata dallo stress fortissimo alle giunture alle spalle alle caviglie – precisa l’esperta – Da questi elementi abbiamo dedotto che si muoveva su terreno sconnesso, svolgendo attività fisicamente impegnative, che la sua nutrizione non era completa e che probabilmente morì di malaria».
IL VIAGGIO
Il Parco Pinto suscita grande interessa tra gli archeologi di tutto il mondo, tant’è che è stato, e continuerà ad esserlo, protagonista di campagne di scavi internazionali. «Tutto è iniziato dai resti di mura romane. Poi per noi studiosi – dice Santoro – è cominciato un meraviglioso e affascinante viaggio nella nostra storia. È evidente che Policastro Bussentino è stato il perno della vita economica di questo territorio. Non poteva essere altrimenti se si considera che è vicino al mare ma anche alle aree interne. Per noi archeologici questi scavi rappresentano un ritrovamento eccezionale».
I reperti venuti alla luce sono in gran parte in ottimo stato di conservazione, a custodirli è la Soprintendenza. «Per me è sempre una grande emozione e un’immensa soddisfazione sentire il nome di Policastro Bussentino e delle ricerche archeologiche ad esso associate – dichiara il sindaco di Santa Marina Giovanni Fortunato – Dopo tanti sacrifici ed impegno da parte dell’Amministrazione Fortunato e grazie anche ai cittadini che ci hanno appoggiato, stiamo ottenendo grandi risultati e si va sempre più delineando quel grande sogno che è la Città del Futuro».
IL PROGETTO
Il progetto, avviato undici anni fa, vede insieme Soprintendenza, Università di Genova, Comune di Policastro e l’associazione Etruria Nova. L’esposizione al pubblico dei reperti è uno dei prossimo obiettivi da raggiungere. Tutto questo è stato possibile grazie alla generosità della famiglia Pinto che ha donato alla comunità il terreno interno alle antiche mura romane. Qui, in questo comune rivierasco del Golfo di Policastro, l’archeologia è impegnata anche a riportare alla luce la torre mastio del castello medievale che domina sull’intero centro abitato. Durante i lavori sono stati individuati, tra le altre cose, due palle di cannoni e frammenti di ceramiche del 15° secolo. La torre mastio è una delle strutture sorte durante gli interventi di ampliamento dell’antico maniero, ora di proprietà del Comune di Santa Marina.
Antonietta NIcodemo