Non ce l’ha fatta Antonietta Zito, la 93enne ricoverata in rianimazione da martedì scorso, a seguito del rogo sviluppatosi nella palazzina in cui abitava, nel Rione Paterno ad Eboli. La donna ha lottato per tre giorni tra la vita e morte, ma nel pomeriggio di venerdì, il suo cuore ha cessato di battere. Antonietta, rimasta bloccata nel suo appartamento in quanto aveva problemi di deambulazione, in ospedale non ha mai perso conoscenza, era intubata e con i polmoni pieni di fumo, e per questo sottoposta ad ossigenoterapia, ma purtroppo è deceduta per un arresto cardiaco. La salma è stata immediatamente sequestrata, e forse sarà sottoposta ad esame autoptico dopo Natale. Una svolta dunque per il rogo al Paterno. L’indagine, con ogni probabilità, proseguirà e potrebbe coinvolgere diverse persone. In particolare la macchina dei soccorsi, che stando ai racconti dei testimoni sarebbero arrivati in Via Di Vittorio in ritardo, soprattutto l’ambulanza del 118, giunta da Capaccio a sirene spente.
L’unico familiare della signora Antonietta che al momento ha affidato a un post Facebook una riflessione su quanto successo, è il nipote Roberto D’Elia, che denuncia i ritardi dei soccorsi “50 minuti per l’arrivo dei Vigili del Fuoco e più di un’ora affinché giungesse sul posto un’ambulanza, oltretutto in codice verde” scrive il ragazzo “determina senza dubbio quello stato di estrema miseria morale di cui parlava Carlo Levi”. Si riaccende dunque la polemica sul depotenziamento dei nosocomi a sud di Salerno, in particolare quello di Eboli, da tempo sul filo del rasoio, a rischio chiusura.