Anche l’assistenza territoriale non funziona nel salernitano. I dati dell’Agenas pure su questo fronte restituiscono un ritratto impietoso della sanità locale. Gli accessi ai pronto soccorso sono spesso sinonimo di motivazioni personali legate all’ansia e alle fragilità del singolo individuo ma anche a delle mancanze legate ai medici di medicina generale e all’intero sistema che dovrebbe filtrare i pazienti e indirizzarli.
E l’Asl di Salerno, se si vanno a guardare i dati di accesso ai pronto soccorso nei giorni feriali dalle 8 alle 20 con codice bianco/ verde, quindi quando sono disponibili anche i medici di base e quando i problemi non risultano gravi, supera il 70% con un numero massiccio che è il più alto di tutte le Asl della Campania e superiore anche a quello nazionale, pure alto, che si attesta al 66% . E il valore resta alto anche nei prefestivi e festivi e nelle ore notturne pari al 54% per un totale di accesso non urgenti di 135mila.
Anche sul fronte dei ricoveri un terzo risulta non necessario. Ne emerge un quadro di debolezza della medicina territoriale e dell’ospedale come unica via percepita come sicura o disponibile per diagnosi e intervento. Il tutto proprio mentre nei nosocomi si soffre per la carenza di personale medico. L’Agenas ogni anno fornisce i suoi dati, e di anno in anno i miglioramenti sono pochi e lievi. Eppure una discussione seria sulla sanità ancora latita. Particolarmente a livello locale dove pare che il tema abbia perso la sua priorità nelle agende politiche ma anche nell’attenzione dell’opinione pubblica.