La legge Calderoli deve tornare in Parlamento, così come è non può essere attuata. Lo stabilisce la sentenza della corte costituzionale, che ha accolto parzialmente i ricorsi presentati da quattro regioni: Campania, Puglia, Sardegna e Toscana conto l’autonomia differenziata. Le motivazioni saranno depositate a metà dicembre ma la Consulta nella giornata di ieri, attraverso un comunicato, ha reso noti i suoi contenuti. La Corte ritiene non fondata la questione di costituzionalità dell’intera legge e giudica illegittime sette delle disposizioni contenute nel testo. Tra questi figurano ad esempio la scelta di affidare a un decreto del presidente del Consiglio dei ministri l’aggiornamento dei Lep (i “livelli essenziali delle prestazioni”che devono essere garantiti in modo uniforme sul territorio nazionale. Il Governo attende la sentenza per le eventuali modifiche mentre c’è chi va avanti, a prescindere dalla decisione della Corte Costituzionale, nella battaglia per l’abrogazione totale della legge Calderoli. << Noi restiamo in campo per continuare a contrastare una legge iniqua e ingiusta che mina all’unità del Paese”, dichiara il segretario della Cgil Campania Nicola Ricci . << La Corte ha bocciato l’impianto leghista ma consentirà loro di fare correzioni emendando in Parlamento. E, con quei numeri, miglioreranno dal loro punto di vista la legge . Oltre un milione di cittadini hanno firmato per il referendum per abrogazione totale della legge – ricorda Ricci- e non intendiamo rinunciarci >>.
Nella sentenza i giudici non dimenticano di ricordare a tutti i principi su cui si basa la costituzione Italiana. L’intervento del giornalista Gaetano Bellotta questa mattina alla trasmissione di 105 Tv Pagine.