Uccisero il marito e padre ma furono provocati. Per la Corte d’Assise di Salerno che ha chiuso il processo di primo grado sul caso del panettiere di Giffoni Valle Piana , Ciro Palmieri, nella vicenda le attenuanti prevalgono sulle aggravanti contestate. Per questo la moglie della vittima Monica Milite è stata condannata a 18 anni di reclusione e il figlio Massimiliano Palmieri a 15 anni. Molto meno di quanto avevano chiesto le pm, rispettivamente 25 e 22 anni, e anche meno di quanto il Tribunale per i minori ha sentenziato per il secondo figlio della vittima che partecipò all’omicidio all’età di 15 anni e che è stato condannato a 16 anni, poi scesi a 13 e 4 mesi per la decisione di non ricorrere in Appello. La Corte d’Assise di Salerno non ha riconosciuto né la legittima difesa su cui avevano puntato i legali degli imputati né l’eccesso colposo ma ha ritenuto che le attenuanti generiche e il fatto di aver agito in stato d’ira per la provocazione subita abbiano la prevalenza rispetto alle aggravanti legate ai rapporti familiari intercorrenti tra vittime e carnefici, alla crudeltà e alla presenza di minori.
Mamma e figlio sono stati anche condannati a risarcire le parti civili , cioè fratelli e sorelle della vittima e il figlio più piccolo della coppia all’epoca dei fatti 11enne e non potranno avere parte dell’eredità del fornaio. Il delitto avvenne a luglio 2022. A seguito dell’ennesima lite tra i coniugi i due figli maggiori intervennero . Uno immobilizzò l’uomo, la madre e l’altro figlio lo accoltellarono davanti agli occhi del fratello più piccolo. Poi inscenarono la scomparsa mutilando il cadavere, e gettandolo da un dirupo: furono le telecamere di videosorveglianza della casa a chiarire l’efferatezza di quanto avvenuto, le stesse telecamere che furono usate dagli inquirenti per ricostruire il clima di violenza presente in casa, con il padre tiranno pronto a sferrare punizioni anche ingiustificate ai figli e a maltrattare continuamente la moglie.