Un forte legame quello instauratosi tra l’insegnante Cinzia Falcone e il suo paese natio, il borgo di Capitello. Un legame che è andato oltre la morte come testimonia il museo recentemente inaugurato nei locali dell’ex scuola elementare che raccoglie la collezione di bambole appartenuta alla docente venuta a mancare qualche anno fa. Originaria di Capitello, donna artistica e volitiva, dal temperamento anticonformistico Cinzia Falcone, che da tempo risiedeva in Francia, aveva una vera e propria passione per le bambole. Molte quelle che aveva raccolto, nel corso della sua vita, oltre a quelle comprate nei suoi viaggi e le molte regalatele dagli amici come lei espressamente chiedeva quando c’erano delle ricorrenze da festeggiare. Dopo la sua morte improvvisa, il desiderio, espresso nel suo testamento, che quel patrimonio di bambole venisse donato al Comune di Capitello. E così è stato. Dopo un contributo fornito dal compagno della donna per l’allestimento e gli ultimi accorgimenti e le cure prestate dalla dottoressa Rosanna Giffoni, le teche sono state tutte esposte il Museo è stato aperto al pubblico. Gestito dalla Pro loco di Capitello, permette di spaziare tra bambole di varie fogge, nazioni ed epoche. Particolarmente pregiate quelle in legno, ormai solo un ricordo per i bambini di ieri, mentre non sono state dimenticate le bambole di oggi per eccellenza, le magre e sofisticate Barbie e i loro compagni che nel loro cambiare vestito e sembiante segnano anche i passaggi di epoca. Lunga la lista degli esemplari esposti. Ci sono quelle di porcellana ,adatte all’esposizione in casa anche di adulti, e quelle proprio da gioco,di gomma e pezza. Non mancano i libri che ne spiegano le caratteristiche e gli accessori che le abbelliscono, assieme a delle riproduzioni fedeli di casa di bambole e di ambienti specifici. Il Museo delle bambole di Capitello, un unicum del Golfo che celebra così anche la personalità della donna che lo ha reso possibile è visitabile dal venerdì alla domenica a partire dalle 18 presso l’ex scuola elementare.
Daria Scarpitta