Sono già trascorsi due anni da quel 15 ottobre 2011 quando il mondo perse la luce del maestro Ugo Marano, artista poliedrico, ceramista, morto all’età di 68 anni. Proprio in questi giorni in cui ricorre l’anniversario della sua dipartita, arriva la notizia che l’ASP, l’Azienda Speciale di Servizi alla Persona del Comune di Ferrara ha dato parere favorevole alla nascita del Primo Museo Ugo Marano, accogliendo così la richiesta dell’associazione DNA Maratea Contemporanea, da sempre attenta nel divulgare opere e pensieri dell’artista, e la disponibilità della Famiglia Marano. Il Museo dovrebbe sorgere entro l’anno nei locali di proprietà dell’ASP siti nei pressi di Via Ariosto a Ferrara e dovrebbe proporsi come Fabbrica delle idee e dei linguaggi. DNA Maratea si occuperà della promozione e gestione delle attività culturali. La famiglia Marano, invece, darà in comodato temporaneo (7anni rinnovabili) opere e idee legate al tema della città , dell’architettura e dello sviluppo, in linea con il ruolo avuto a Ferrara dall’artista quando era in vita. Egli, infatti, con l’economista Pasquale Persico, partecipò al Piano Strategico di Ferrara, strumento pianificatorio di medio-lungo periodo, proposto per delineare percorsi di sviluppo dei territori e lì espose la sua riflessione sulla città. Il costituendo Museo, dunque, si condenserà di alcune delle opere più belle di Ugo Marano, quelle che più rappresentano questo artista e la sua capacità di essere insieme un abile artigiano e un fine pensatore, quelle che hanno proposto rotture culturali e propositive. Sarà un laboratorio temporaneo di ricerca sull’arte contemporanea, un piccolo museo d’arte. Stupisce, però, che a ricordarsi del maestro, originario di Cetara in Costiera Amalfitana, sia stata Ferrara prima e meglio di altre città a lui più vicine, quelle salernitane e campane, che ancora l’idea di un Museo dedicato a Marano non avevano concretizzato. Evidentemente la città estense ha capito di più il messaggio dell’artista se gli rende omaggio a due anni dalla morte. Ferrara ha dato così materia ad un concetto di Marano: la vitalità della morte come humus necessario.
Daria Scarpitta