[Estratto Corriere del Mezzogiorno]
Sono colpiti negli affetti e possono presentare denuncia, e ottenere risarcimento o comunque «soddisfazione», i genitori che vengono offesi «di riflesso» con attacchi alla onorabilità delle loro figlie. Lo sottolinea la Cassazione che ha confermato la condanna per ingiuria nei confronti di un uomo che incontrando al mercato un impiegato del Comune di Agropoli, con il quale ha avuto un alterco, gli aveva detto che la figlia «è una p…., e tu saresti un cornuto». La giovane donna in questione, che peraltro non era presente allo scontro verbale tra il genitore e il conoscente, non aveva presentato alcuna denuncia mentre suo padre aveva sporto denuncia. Ad avviso della Suprema Corte «quanto alla veste di persona offesa in capo al padre, è di palese evidenza che il contesto della frase rivolta a quest’ultimo fosse ingiuriosa proprio nei suoi confronti, avendo l’imputato inteso colpire direttamente la parte civile nei suoi affetti familiari e costituendo il riferimento alla figlia proprio lo strumento per ledere l’onorabilità del padre».