Sarebbe stato sequestrato per interessi legati alla sua attività lavorativa. E’ questa la versione che Giuseppe Mautone avrebbe dato agli inquirenti, durante l’interrogatorio. Il 48enne di Ascea, scomparso il 3 maggio scorso e poi rincasato domenica mattina, avrebbe fornito anche altri particolari. Ha raccontato che le persone che lo avrebbero sequestrato sarebbero state tre. Avevano l’accento napoletano. E lo hanno rapito a pochi passi dalla sua abitazione in località Stampella. Dopo averlo legato e incappucciato lo avrebbero messo in un’auto, fatto viaggiare per ore e poi rinchiuso in una stanza per liberarlo solo dopo quattro giorni. Lo avrebbero rilasciato ad un chilometro circa da casa. L’uomo poi a piedi avrebbe raggiunto la sua abitazione. E domenica mattina intorno alle quattro ha potuto riabbracciare i suoi familiari. Quando ha bussato alla porta Giuseppe era in mutande e con ferite lacero contuse ai polsi e un ematoma al viso. «È stato un incubo – ha riferito l’uomo- sono stato legato e picchiato». Giuseppe è titolare di un’impresa di edilizia. E il giorno in cui è scomparso aveva detto agli operai che sarebbe dovuto allontanarsi per un appuntamento di lavoro. Ma chi doveva incontrare Giuseppe? E perché poi è stato rilasciato? Cosa volevano da lui i tre signori dall’accento napoletano? Sul caso la Procura della Repubblica di Vallo della Lucania ha aperto un fascicolo. Le indagini condotte dal capitano dei carabinieri di Vallo, Mennato Malgieri sono coordinate dal Procuratore Capo Antonio Ricci. «Stiamo lavorando per ricostruire che cosa è successo – dice Ricci- la versione dell’uomo va chiarita. Ci sono diversi dettagli che vanno verificati».
Caterina Guzzo