“ La presenza di bandiere blu sulle spiagge campane non è più sinonimo di sicura affidabilità “ . A denunciarlo è il Codacons attraverso un esposto presentato alle Procure della Repubblica di Napoli e Salerno, all’Anac e all’Antitrust. L’associazione di consumatori ha deciso di fare luce sui 18 vessilli assegnati dalla Fee ai centri rivieraschi della Campania. Il sospetto è che dietro all’assegnazione delle bandiere blu si annidino rapporti economici tra i Comuni che la ricevono e la Fondazione che le assegna. “ Sembrerebbe emergere una prassi in cui – si legge nella denuncia – l’attribuzione in parte è gratuita ed in parte richiede costi a carico degli Enti Locali per erogare corsi di formazione, tramite la Fee Italia, alle scuole dei Comuni interessati” . Nell’esposto Codaconsa ha richiamato l’attenzione su alcuni casi anomali. Ha evidenziato, ad esempio, Sellia Marina in Calabria, “ ha ricevuto la bandiera blu nonostante sia stata più volte denunciata per in inquinamento delle acque”. Il vessillo della Fee, sono preziosi, perché indirizzano i turisti verso le spiagge premiate, perché ritenute di qualità, da chi le ha selezionate. L’associazione dei consumatori ha chiesto alle due Procure, all’Anac e all’Antitrust di aprire un fascicolo finalizzato ad accertare la correttezza, sotto il profilo tecnico-giuridico, delle procedure di assegnazione dei riconoscimenti alla balneazione e, quindi, un accertamento circa l’eventuale esistenza di rapporti giuridico-economici per il rilacio delle bandiere blu” . Quest’anno con le news entry Sorrento, Piano di Sorrento e Ispani la Campania è salita sul podio delle prime tre regioni con il maggior numero di bandiere della Fee. Di queste 13 sono in costiera Cilentana dove la qualità della balneazione rappresenta un punto di forza dell’intera regione.
Antonietta Nicodemo