L’eco dell’ esplosione che martedì ha fatto crollare i massi pericolanti lungo la Mingardina a Marina di Camerota non si è ancora spenta. Dopo l’attenzione mediatica e social attorno alla deflagrazione e al crollo , è rimasto ora il mormorio di quanti hanno visto in esso un intervento troppo invasivo, una ferita nel fianco della falesia. E la vicenda è approdata anche in parlamento con il deputato di Articolo Uno Arturo Scotto e la collega Pd Michela Di Biase che hanno dato voce a quella protesta silente che serpeggia qua e là anche a Camerota e nel Golfo di Policastro. I due parlamentari hanno infatti presentato un’interrogazione al Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin per chiedere conto – si legge in una nota- degli interventi di demolizione della falesia autorizzati dal Comune di Camerota presso un’area di enorme pregio ambientale e paesaggistico sulla spiaggia del Mingardo, nel Parco Nazionale del Cilento”. Diverse le perplessità evidenziate al Ministro: il fatto che si tratti di un’ area Sic, Patrimonio dell’Unesco , che già nelle settimane precedenti l’intero costone era stato “demolito – dicono – anche attraverso l’azione di mezzi meccanici, stravolgendo il paesaggio e causando danni alla popolazione che da due mesi non può utilizzare quel tratto di strada.” Inoltre Scotto e Di Biase evidenziano che lo stesso Ministero aveva richiesto all’amministrazione di Camerota ‘di fornire informazioni circa le attività segnalate e se le stesse siano state autorizzate nel rispetto di quanto previsto in materia di Valutazione di Incidenza’”. Nell’interrogazione pertanto viene chiesto al Ministro ” se sia a conoscenza dei lavori eseguiti e dei danni ambientali provocati e se ritenga di dover intraprendere iniziative affinché, prima di effettuare ulteriori interventi dal forte impatto ambientale, siano fatte tutte le valutazioni tecniche previste per legge”.
Daria Scarpitta