Un dossier commissionato dalla Regione Campania e rimasto nascosto per cinque anni. Non si tratta di un documento frutto di chissà quale azione di spionaggio e contenente terribili segreti e malefatte. E’ solo il Rapporto sul turismo che nel 2006 Palazzo Santa Lucia, allora guidato da Bassolino, commissionò per fornire una fotografia del settore. Di quel lavoro si sono perse le tracce, fino a che uno degli autori, ritenendolo ancora uno degli studi più completi sul turismo regionale, non ne ha parlato al Corriere del Mezzogiorno. Dai dati emersi, che ora sono stati pubblicati sul sito Turistica.it, emerge un quadro talmente negativo che si capisce il motivo per cui dossier è stato tenuto nascosto. Il rapporto da più fronti proietta delle cartoline non proprio edificanti del settore. Innanzitutto il trend : in undici anni dal 1995 al 2006 la percentuale di presenze turistiche in Campania è scesa dal 33% al 26% con un crollo fino al 10% a Napoli città . Poi gli arrivi. Subiscono una flessione dello 0,2% nel periodo e questo in un momento in cui le altre regioni registrano incrementi. E ancora le modalità di gestione del settore, con troppe imprese stagionali che non riescono ad incidere su economia e occupazione, le carenze di viabilità e infrastrutture, un sito dell’Ept, poco conosciuto e aggiornato, i trasporti, il traffico, i parcheggi, la manutenzione e la pulizia delle aree pubbliche, tutti elementi fiacchi su cui si concentrano le lamentele degli intervistati. Perfino le motivazioni dei turisti in merito alla scelta della Campania come meta delle vacanze dimostrano al debolezza delle politiche messe in campo e delle stesse campagne di marketing. La Regione non viene scelta per le bellezze paesaggistiche o storiche, né per la partecipazione ad eventi culturali, o per le bontà enogastronomiche, tutti elementi che concentrano meno del 5% delle risposte, ma solo per relax o per trascorrere del tempo con parenti e amici. Insomma una sonora bocciatura della politica, visto che, nonostante le potenzialità della Campania, il settore non solo non cresce ma arretra e dimostra assenza di sviluppo. E le motivazioni vengono chiarite dagli stessi esperti che hanno redatto lo studio. Mancanza di un percorso strategico unitario, incapacità di fare rete, poca consapevolezza, fiducia e collaborazione tra i vari attori, un’offerta e un’immagine inferiore qualitativamente a quelle delle altre destinazioni turistiche. Da tutto ciò nascono due riflessioni. Uno, perché insabbiare anziché sfruttare proprio il dossier e i suoi suggerimenti per mettere in campo finalmente azioni concrete nel settore ? E due, quanti soldi sono stati impegnati per realizzare questo studio poi mai reso pubblico e utilizzato?
Daria Scarpitta