Hanno frodato il fisco sottraendo all’Erario 1,5 milioni di euro di ricavi ed oltre un milione di imposta sul valore aggiunto. Tre imprenditori residenti tra il Vallo di Diano e il Golfo di Policastro e operanti nel settore dei trasporti sono stati denunciati e hanno visto sottoporsi a sequestro diversi beni per mezzo milione di euro da parte della Guardia di Finanza di Sala Consilina che ha dato esecuzione al decreto emesso dal Gip del locale Tribunale. Ingegnoso il meccanismo messo in piedi. I tre, attraverso una piccola società cooperativa e una società di persone, entrambe con sede a Buonabitacolo, simulavano esportazioni di cemento e altri materiali per l’edilizia nei confronti di una società di capitali di San Marino. Le merci in realtà erano destinate al mercato nazionale, ma con questo meccanismo, i tre imprenditori, riuscivano ad evadere il versamento dell’IVA, poiché secondo la normativa fiscale comunitaria le prestazioni rese ad imprese del territorio della Repubblica di San Marino sono considerate operazioni non “imponibili”. I tre, inoltre, avevano omesso di presentare le prescritte dichiarazioni fiscali e, per sottrarsi al pagamento delle imposte, qualora fossero intervenuti controlli fiscali, avevano trasferito tutti i beni aziendali ad una società di capitali costituita ad hoc e riconducibile a loro stessi. Ora L’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro dell’intero patrimonio societario, tra cui tredici autoarticolati, due autovetture, un immobile, quote societarie, conti correnti e titoli per un valore di 500 mila euro, i tre sono stati denunciati e indagati a piede libero per frode fiscale, mentre alla società di Capitali di San Marino che aveva contabilizzato costi in realtà mai sostenuti, è stata revocata la licenza per gravi irregolarità fiscali. Le indagini ora continuano alla ricerca di altri responsabili in altre zone d’Italia. Tutto è partito da un’indagine delle autorità doganali sammarinesi che avevano notato queste bolle relative a carichi di cemento sempre di importo inferiore a 5 mila euro, cosa che permetteva di evitare i controlli doganali. Da qui la richiesta di informazioni alla Fiamme Gialle salesi e la partenza delle indagini da parte della locale Tenenza che è riuscita a scoprire, anche interrogando i dipendenti della ditta, le fatture fittizie, e a ricostruire il meccanismo messo in piedi.
Daria Scarpitta