Dopo l’autopsia sul corpo di Riccardo Santimone e l’interrogatorio al figlio omicida Vincenzo, il dramma familiare avvenuto a Eboli, in via Longo, martedì scorso, appare ora più chiaro agli investigatori. Sarebbero, infatti, 41 le coltellate inferte dal figlio al 76enne.
Il folle raptus del 47enne, secondo quanto da lui stesso raccontato, sarebbe arrivato mentre il padre preparava la cena alla moglie, allettata e malata di Alzheimer. A Vincenzo infastidiva il rumore del frullatore e così, in preda a una crisi, ha impugnato un coltello da cucina e ha colpito più volte il padre Riccardo, che nonostante la sofferenza delle ferite, aveva cercato riparo in bagno. Invano. Il 47enne lo ha raggiunto anche lì e lo ha colpito alle spalle, al torace e all’addome, fino al fendente mortale che ha reciso l’aorta. Il corpo di Riccardo è rimasto a terra, mentre Vincenzo si è chiuso in camera da letto e ha chiamato il fratello per raccontargli quanto accaduto.
Il 47enne soffriva di manie di persecuzione. Sulla sua fedina penale, un solo reato: l’acquisto di una macchina rubata diversi anni fa, poi nulla. Cinque anni fa aveva tentato di tagliarsi le vene ed era stato sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio, ma non aveva poi mai seguito alcuna cura. Il suo male interiore si era probabilmente amplificato dopo il licenziamento di dicembre scorso presso un’azienda agricola e dal quel momento usciva poco di casa.
Vincenzo, il cui stato psichico verrà valutato con ogni probabilità valutato da uno psichiatra, si trova ora presso il carcere di Fuorni con l’accusa di omicidio, mentre sono previsti per domenica mattina i funerali del padre Riccardo, nella Chiesa di Santa Maria della Pietà ad Eboli.