Il comune di Sapri chiede assicurazioni sulle buone condizioni igienico sanitarie del canile comprensoriale della Comunità Montana Bussento Lambro e Mingardo e lo fa con un esposto denuncia inoltrato ai vertici dell’Ente Montano, al sindaco di Torre Orsaia, in cui ha sede la struttura e al comandate della compagnia dei carabinieri di Sapri e del Corpo Forestale Provinciale. Ad allertare il sindaco Giuseppe Del medico è stata una dettagliata relazione protocollata presso gli uffici del suo comune il 16 ottobre scorso. Una relazione in cui una cittadina di Sapri descrive quanto accaduto domenica scorsa quando si è recata insieme ad altre due persone all’interno della struttura. Prima si è dovuta scontrare con il responsabile sanitario , restio a farla entrare perché non aveva prenotato la visita, poi, una volta dentro, ha cercato di ottenere delucidazioni sul perché negli ultimi giorni si erano verificati molti decessi. Il medico avrebbe risposto che la moria è da attribuire al cimurro introdotto nel rifugio probabilmente da un cane in entrata e che si sarebbe diffuso perché il vaccino viene effuato solo sui piccoli. Nel frattempo in una stanza la signora ha notato un cagnetta che si lametava. Il responsabile sanitario le ha riferito che anche lei aveva il cimurro. A questo punto ne ha chiesto l’affido temporaneo e l’ha portata da un veterinario scoprendo che in realtà la cagnetta era stata colpita da una fortissima anemia. A questo punto la stessa signora ha chiesto al sindaco di Sapri, comune associato alla gestione del canile, se è a conoscenza della presenza di cimurro e se è informato delle condizioni dei cani che ha dato in affidamento alla struttura, per il mantenimento e la custodia, servizi per i quali versa una quota giornaliera. Di qui l’esposto denuncia del comune di Sapri che punta proprio a fare chiarezza su come viene gestito il canile con sede in località Sudame di Torre Orsaia. Un rifugio che gode di 200 box a disposizione dei comuni che fanno riferimento alla comunita montana Bussento Lambro e Mingardo.
Antonietta Nicodemo