Ancora un rinvio delle udienze a data da destinarsi per gli avvocati e i relativi clienti che da Sala Consilina dovranno fare riferimento a Lagonegro. L’accorpamento dei Tribunali, al di là delle battaglie politiche e giudiziarie, ha già innescato una prima concreta conseguenza. Dal 16 settembre è tutto fermo. Nessuna causa civile o penale è stata discussa. Cosa che doveva essere fino al 15 Ottobre, secondo il provvedimento dello stesso Tribunale. Una sospensione emanata per permettere di riorganizzare il foro lagonegrese in vista dell’accoglienza dei nuovi ospiti e soprattutto della mole di lavoro più consistente. Ma da allora nulla è cambiato, anzi i disagi sono aumentati perché quasi giornalmente gli avvocati si recano al Tribunale di Lagonegro e si sentono dire che c’è stato un nuovo rinvio e non si sa quando riprenderà l’attività del foro. “Il problema è che la struttura di Lagonegro non è in grado di ospitare questo surplus di uomini e lavoro- ha detto l’avvocato Angelo Paladino – e così dobbiamo fare i conti con aule piccolissime, errori di comunicazione e sovrapposizione di udienze. Intanto, però, i nostri clienti che magari hanno avuto delle restrizioni di libertà, come la carcerazione preventiva, continuano a doverle subire fino a data da destinarsi senza che noi possiamo intervenire perché è tutto fermo”. I nuovi problemi si aggiungono alle rimostranze sullo stato della struttura di Lagonegro. Proprio ieri presso il Tar di Potenza si è tenuta la discussione del ricorso presentato dal Comune di Sala Consilina e da un gruppo di avvocati contro il presidente del Tribunale di Lagonegro e il Sindaco del Comune che avrebbero posto in essere gli atti per il trasloco senza che a detta dei salesi la struttura lucana fosse stata adeguata. Alla nuova sede, infatti, viene contestata l’assenza dei certificati di sicurezza, delle scale antincendio, delle porte tagliafuoco e la presenza di una grossa antenna sul tetto che finirebbe per attirare i fulmini e dunque avrebbe anche il suo grado di pericolosità. “Ci hanno detto che la struttura è agibile-ha continuato Paladino- ma non abbiamo visto un certificato di collaudo o qualcosa che ne attesti la staticità. A Sala per funzionare dovevamo avere una serie di certificati che qui non ci sono. Se il Tar di Potenza non ci darà ascolto andremo avanti per altre strade”. Già infatti l’istanza di sospensione dell’efficacia degli atti emanati per il trasferimento era stata respinta dalla prima sezione del Tar lucano, ora si attende la sua pronuncia in merito a quest’altro appiglio. Intanto, è stata presentata anche una richiesta di ispezione all’Istituto di Vigilanza sulla Sicurezza degli Edifici Giudiziari. Il Diano non si arrende.
Daria Scarpitta