Prima udienza dibattimentale ieri in tribunale a Vallo della Lucania sulla truffa dei marittimi costata due milioni di euro agli enti previdenziali e scoperta nel 2013 con l’operazione Molière messa in campo dalla Capitaneria di Porto di Salerno. Una vicenda estesa fino a Napoli ma che coinvolse direttamente armatori e medici cilentani, in particolare di Santa Marina, San Giovanni a Piro, Casal Velino e Montecorice. Ieri avrebbero dovuto essere ascoltati i primi testi del pubblico ministero, ma, a causa di un difetto di notifica, si è dovuto rinviare tutto alla prossima seduta, quella del 18 maggio quando verranno sentiti proprio gli uomini della Capitaneria di porto che condussero le indagini. 45 gli imputati rinviati a giudizio e che ora attendono che la vicenda venga chiarita. All’epoca emerse che in particolare a Scario, Casal Velino e Policastro tre società, impiegate nel trasporto passeggeri via mare per le gite a spiaggette e anfratti della costa cilentana, assumevano i marittimi e poi, utilizzando falsi certificati medici , li facevano mettere in malattia, per periodi che superavano anche il 60% dell’imbarco effettuato. Sarebbero stati prescritti circa 50 anni di false malattie. Alcuni marittimi avrebbero dunque finito per percepire l’indennità di disoccupazione, nonostante erano in malattia e dunque già percepivano del denaro. Una truffa all’Inps, all’Inail e al Sistema Sanitario Nazionale che portò nell’immediato agli arresti di tre armatori, Nicola Di Mauro, Rocco Mega, Davide Morinelli, della convivente di quest’ultimo Martina Cannas e del medico di Montecorice Francesco Russo. Altre otto persone, tutte napoletane e per lo più funzionari pubblici, finirono ai domiciliari . Una trentina furono invece quelle sottoposte all’obbligo di firma. Nei prossimi giorni si entrerà nel vivo del processo. Già calendarizzata, oltre all’udienza di giovedì, anche quella del 6 luglio durante la quale proseguirà l’ascolto dei testimoni, con la deposizione dei consulenti del Pubblico Ministero.
Daria Scarpitta