Il titolare della “banca clandestina” attivata almeno dal 2004 nel golfo di Policastro era già noto alle forze dell’ordine. Antonio Coppola, denunciato ieri dai finanzieri della tenenza di Sapri all’Autorità giudiziaria di Vallo della Lucania, nel maggio del 2009 era stato già arrestato dai carabinieri per il reato di usura pluriaggravata ed esercizio abusivo di attività bancaria in concorso. Insieme a lui, agli arresti domiciliari erano finite altre due persone. I tre, con le loro losche attivate, avevano accumulato case, terreni e denaro per un valore di 7 milioni di euro. Beni di dubbia provenienza e per questo erano stati apposti i sigilli a 96 immobili localizzati tra i comuni di Sapri, Vibonati, Santa Marina, San Giovanni a Piro, Afragola e Pomigliano d’Arco; contestualmente erano stai bloccati anche otto conti correnti bancari e postali, titoli al portatore, buoni del Tesoro, azioni, obbligazioni di Stato e depositi, per un ammontare di quasi 2 milioni di euro. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti i tre prestavano soldi applicando tassi talvolta superiori al 200%. A distanza di appena quattro anni Antonio Coppola è ritornato al centro di un nuovo caso che ha generato non poco clamore. Ora, per il Fisco italiano era povero. Un falso povero dopo le indagini degli uomini del tenente Ciro Fanelli. Visto che riusciva ad erogare denaro a imprenditori, professionisti e semplici cittadini, tutti residenti nell’area del Basso Cilento, per un importo complessivo superiore ai sei milioni di euro. Disponibilità del tutto sconosciute all’erario e per questo è stato ora deferito all’Autorità Giudiziaria di Vallo della Lucania per i reati di Infedele presentazione della dichiarazione dei redditi e di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi. Le indagini chiaramente proseguono e sarebbero indirizzate a verificare una eventuale ripresa dell’attività di strozzinaggio.
Roberta Cosentino