Dischetti di plastica sparsi per tutte le spiagge italiane. Dai tratti di costa campani, fino ad arrivare a quelli laziali e toscani. Un fenomeno denunciato dai cittadini alle autorità competenti che sul caso hanno avviato le indagini per risalire ai responsabili. Alla fine è stato accertato che tutto è iniziato dalla provincia di Salerno. La Guardia Costiera ha ispezionato centimetro per centimetro il litorale e gli impianti che sfociano a mare ed ha verificato un forte concentramento di questi filtri in prossimità della foce del Sele, nel Comune di Capaccio. Dagli ulteriori accertamenti sul depuratore sospetto, gli inquirenti hanno potuto accertare la fuoriuscita dei dischetti di plastica che, a causa di un cedimento strutturale di una vasca dell’impianto, si sono riversati nel fiume per poi confluire nel Mar Tirreno, dove, per effetto delle correnti, si sono distribuiti lungo le coste della Campania e del Lazio, fino a raggiungere il litorale meridionale della Toscana. Mentre prosegue l’attività di accertamento sul sito, le informazioni finora acquisite – spiegano dalla Guardia Costiera – sono state comunicate all’autorità giudiziaria di Salerno che ha assunto il coordinamento delle indagini, delegandole alla Capitaneria di porto di Salerno” . Una volta assodata la natura di filtri utilizzati per la depurazione delle acque reflue – spiega ancora la Guardia Costiera – gli accertamenti dei militari, svolti in modo capillare sul territorio interessato, si sono orientati verso la conferma della principale ipotesi investigativa, ovvero che questi materiali fossero stati rilasciati da impianti di trattamento dei reflui attraverso lo scarico diretto in mare o nei corsi d’acqua che sfociano in esso” . Le indagini in corso dovranno servire a stabilire anche i responsabili dei reati ambientali accertati durante i sopralluoghi eseguiti lungo la costa italiana.
Antonietta Nicodemo
DICHIARAZIONE DEL SINDACO FRANCO PALUMBO SULLA VICENDA DEI FILTRI:
«L’Amministrazione comunale ha fatto diversi ordini di servizio e contestazioni all’impresa esecutrice dei lavori, presso l’impianto di Varolato, per come stava eseguendo l’ultimazione degli interventi fino a rilevare che quello che doveva essere un progetto “migliorativo”, ossia l’installazione dei famigerati “dischetti”, ha, pradossalmente, prodotto i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Ovviamente, ci sono delle responsabilità che competerà, eventualmente, alla Magistratura accertare, anche in considerazione delle dettagliate relazioni che la nostra Amministrazione ha tempestivamente depositato».
Comunicato stampa